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PD, la probabile scissione e il congresso di primavera

Il PD, alle prese con l’Assemblea Nazionale, mostra le vere strategie delle correnti interne in vista delle future elezioni

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Le turbolenze interne al PD cominciate circa una settimana fa, sembrano portare a conseguenze ben più gravi nell’ambito del centrosinistra.

Con la formazione della nuova area di minoranza, che vede l’appoggio di Michele Emiliano ed Enrico Rossi, e l’impasse nell’ala maggioritaria, il partito sembra andare incontro ad una inevitabile scissione.

Pd

Più che le dichiarazioni di Emiliano e le risposte di Renzi, però, ciò che ad oggi lascia perplessi è l’atteggiamento dentro e fuori le istituzioni del PD che è, a dir poco, bizzarro.

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Infatti, sono presenti due punti, che coinvolgono inevitabilmente tanto l’esecutivo quanto la gestione del partito, che fanno pensare a più di una semplice strategia fra le due fazioni, orientata alla futura tornata elettorale.

Entrambi gli elementi coinvolgono, in maniera paradossale, l’appoggio al governo Gentiloni e, di conseguenza, la durata della Legislatura.

Il primo dubbio che sorge è quello sull’appoggio esplicito, o meno, all’esecutivo in carica.

In questa complicata situazione, le parti sembrano totalmente invertite, con la minoranza, critica in principio, a difendere l’ex Ministro degli Esteri, in nome del bene del Paese, e i renziani, fautori della nuova guida ed ancora interpreti principali del governo, a fare spallucce sulla questione.

La singolarità della situazione, in cui sembra che nessuno voglia assumersi pienamente i “fasti” di questi tre anni e mezzo di Legislatura, portano ad un bizzarro distacco fra il partito di maggioranza relativa e il governo da lui sostenuto, come se fossero sempre state entità indipendenti e critiche fra loro.

A questo, si ricollega l’azione parlamentare, in cui la diatriba sembra assopirsi magicamente in nome del bene dello Stato e dei cittadini (?).

Gli ultimi provvedimenti approvati (fra tutti il nuovo salva-banche), infatti, hanno visto l’appoggio “bypartisan” PD tanto da far svanire ogni rimostranza e ricompattare il partito a livello istituzionale.

Anche questo elemento, di per sè più che bizzarro, non permette di comprendere pienamente cosa l’una e l’altra fazione intendano compiere realmente, ma si limita a spiegare come le due aree tendano a giocarsi pesantemente la carta “responsabilità” durante il prossimo confronto elettorale.

Oggi ci sarà l’Assemble Nazionale, che confermerà o meno il trand settimanale, ma il destino del PD sembra già scritto sin dalla sua nascita.

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Redazione ZON

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