È accaduto. Si temeva da giorni e anche se in tanti non credevano potesse accadere ora è ufficile. Il nostro paese è entrato ufficialmente in piena crisi di governo. Le dimissioni delle ministre Bellanovo e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto aprono una nuova stagione nera per il nostro paese. Renzi non ci ha pensato due volte e oggi con fare sicuro ha annunciato all’Italia che da domani si sveglierà ancora in zona gialla, con ancora morti, tanti contagiati, scuole chiuse, lavoratori arrabbiati e anche senza un governo.
Scelta democratica? Certo. Strategia politica? Ovviamente. Tempismo? Completamente fuori luogo. Renzi nell’annunciare oggi al suo Paese la scelta del suo partito ha affermato di restare al fianco di chi ogni giorno combatte il virus ma di sentire l’obbligo morale di dare delle risposte al paese. Sicuramente un pensiero elegante e veritiero, ma da quando dare risposte ad un Paese significa consegnarlo al buio dell’incertezza?
Forse Renzi logorato dalla sete di vendetta – ancora non ha digerito la sconfitta del referendum – ha dimenticato che il suo Paese brancola nel buio da quasi un anno? Ha dimenticato i lavoratori che aspettano ristori, i ragazzi che aspettano di tornare in aula, e i medici e gli infermieri stremati? Nel palazzo del potere dove si di decide chi dovrà dire cosa, qualcuno ha pensato come l’Europa reagirà nei confronti di un paese che, nel periodo più tragico, non riesce a trovare la forza di restare unito?
Mes si, Mes no. A chi non piacciono le condizionalità e chi invece vorrebbe fidarsi. Chi vuole indebitarsi con l’Europa ma non ha uno straccio di programma e chi invece di programma ne crea così tanti che quasi sembrano irrealizzabili. Chi guarda all’Europa come una mamma benevola e chi come una matrigna cattiva che ci porterà via il futuro. Ma oggi il futuro ce lo siamo giocati. Il 13 Gennaio, dopo un anno di pandemia, l’Italia ha deciso di essere un paese irresponsabile che non è capace di sedersi ad un tavolo e di dire “o si fa l’Italia o si muore” o meglio “o si resta uniti o il paese muore”.
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