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Un Governo che duri tantissimo, più di quello di un dittatore come Stalin. L’obiettivo di Vladimir Putin è ormai conclamato, palese, e probabilmente anche realizzabile. Gli uomini della provvidenza hanno la tendenza a presentarsi come insostituibili, e a forza di spazzare via tutti i potenziali rivali finiscono per diventarlo davvero. Lo zar, ormai da vent’anni alla guida della Russia, è uno di loro. A Gennaio, infatti, quest’ultimo ha preparato una riforma costituzionale che sembrava dovergli permettere di conservare la sua influenza. Ma ora c’è un colpo di scena clamoroso.
Ieri, al Parlamento di Mosca, un deputato ha proposto un emendamento che azzererebbe il conteggio dei mandati. Morale della favola? Vladimir Putin potrebbe continuare il suo Governo fino al 2036. E non è uno scherzo. A quel punto il presidente avrà 83 anni e avrà governato più a lungo di Stalin, ma sempre meno di Pietro il Grande, di cui lo zar aveva appeso il ritratto nel suo ufficio quando era sindaco di San Pietroburgo.
La riforma sarà sottoposta a un referendum popolare il prossimo 22 Aprile. In un paese dove chiunque si opponga al leader conservatore lo fa a suo rischio e pericolo, il voto è poco più di una formalità. Secondo il presidente, infatti, il potere verticale è ancora necessario in Russia, e questo sarebbe l’unico modo per mantenere la stabilità. Di sicuro, il sistema non si liberalizzerà. Ma attenzione: tanta leadership potrebbe anche trasformare il leader in una sorta di Brežnev degli anni 2000. Il pericolo c’è.
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