Sclerosi multipla: la nuova scoperta per una cura più mirata

Un team di scienziati italiani dell’Università di Verona ha scoperto delle molecole che indicano forme più o meno gravi di sclerosi multipla. Ecco tutti i benefici di questa nuova scoperta

La sclerosi multipla ogni anno colpisce al giorno d’oggi milioni di persone, in maggior numero le donne. Si tratta di una malattia invalidante del sistema nervoso. Un team di scienziati dell’Università di Verona, coordinati dal prof. Massimiliano Calabrese, ha da pochi giorni reso noto il risultato di una lunga ricerca. Al giorno d’oggi, per la diagnosi della sclerosi multipla, si effettua il prelievo del liquido che circonda tutto il sistema nervoso, il liquor. Il gruppo di ricerca, utilizzando la stessa pratica, ha identificato una serie di molecole infiammatorie in grado di predire, in sole 24 ore e al momento stesso della diagnosi, la gravità della malattia. Esistono, infatti, forme più o meno aggressive e spesso una cura sbagliata può comprometterne il decorso. Grazie a questa nuova scoperta, invece, il neurologo potrà immediatamente somministrare la cura più adatta ad ogni paziente.

La sclerosi multipla

La sclerosi multipla è una malattia invalidante del sistema nervoso centrale. Colpisce la mielina, una sostanza che si trova sui neuroni e che permette la corretta trasmissione dei segnali nervosi. Una volta distrutta la mielina e le cellule che la producono, si creano delle lesioni o placche sui neuroni che compromettono molte funzioni importanti del corpo. Le parti più colpite sono il nervo ottico, il cervelletto e il midollo spinale. La malattia può sopraggiungere ad ogni età, ma il maggior numero di diagnosi avviene tra i 20 e i 40 anni. Sebbene molti passi avanti siano stati fatti e si sia compreso il meccanismo d’azione della malattia, una cura definitiva non esiste. Una diagnosi precoce, come quella appena pubblicata sulla rivista ufficiale dell’American academy of neurology, può aiutare ad alleviare la sintomatologia. Allo stesso modo le cause certe non sono ben note. Si suppone che fattori ambientali e genetici possano contribuire in egual misura al sopraggiungere della malattia.
Guido Isacco

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti-Sezione Campania. Appassionato di scienza, arte e attualità. Collaboratore presso ZON.it, per il quale cura principalmente la rubrica HealthZon.

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