La Svizzera è sul piede di guerra per cercare di arginare il problema degli immigrati. E a rischiare sono anche gli italiani. A distanza di mezzo secolo, la Confederazione ci riprova e la prossima domenica, 27 Settembre, la popolazione sarà chiamata alle urne per esprimere la propria opinione riguardo a un progetto di legge denominato “Per un’immigrazione moderata”.
Nel referendum viene chiesta la revoca degli accordi sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e gli Stati dell’Unione europea. Se dovesse passare, si rischierebbe una specie di Brexit svizzera.
La richiesta nel referendum è quella di vietare qualsiasi trattato di libera circolazione delle persone, andando quindi a modificare la Costituzione. La Svizzera in questo caso uscirebbe dallo spazio Schengen, che permette a tutti i cittadini europei di passare i confini senza restrizioni. Anche quelli svizzeri. Nel caso passasse il referendum, Berna avrebbe un anno per poter arrivare un nuovo accordo con Bruxelles. In caso contrario, le frontiere verrebbero automaticamente chiuse entro un mese. Nell’accordo con l’Europa, però, vi è una clausola, secondo la quale la revoca della libera circolazione comporterebbe la decadenza di altri sei accordi. Tra questi, anche l’accesso delle aziende svizzere ai mercati europei e la libertà dei trasporti.
In teoria il referendum della prossima domenica non dovrebbe passare, ma le sorprese possono essere in agguato. Lo scorso 20 Agosto, un sondaggio voluto dal canale di lingua tedesca della TV di Stato vedeva il no al 61%. Mentre un’altra inchiesta, questa volta dell’agenzia Tamedia, vede il no al 56%. Intanto il Canton Ticino va avanti da solo.
Il suo governo ha infatti iniziato a controllare tutti i permessi rilasciati agli italiani, sia quelli di residenza che quelli lavorativi. Secondo quanto rivelato dalla RSI, il canale di lingua italiana della televisione pubblica, la polizia avrebbe effettuato perquisizioni a domicilio, appostamenti e controlli specifici sui possessori dei permessi. E a seguito di queste indagini molti permessi sono stati revocati, anche a causa di un basso consumo di energia elettrica riscontrato all’interno della propria abitazione, o per una condanna penale vecchia di 30 anni.
Ovviamente sono partiti i ricorsi. Circa il 50% di coloro che hanno fatto richiesta al tribunale amministrativo per la restituzione del permesso hanno poi avuto ragione.
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