Tasse troppo alte? 1 italiano su 2 non le paga (e non è un evasore)

Un italiano su due non paga le tasse e l’Irpef, una delle principali entrate dello Stato per sostenere il welfare, che così finisce col gravare soprattutto sul ceto medio

Nel 2020, stando alle intenzioni del Governo, prenderà corpo la seconda fase della riforma Irpef che, dopo i titolari di partita IVA, toccherà direttamente le famiglie.  L’Irpef colpisce soprattutto il ceto medio, ovvero i contribuenti con redditi dai 20.000 euro in su.

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Le opzioni al vaglio dell’Esecutivo sono:

1) ridurre la prima aliquota Irpef al 20% per i redditi fino a 15.000€;

2) dare avvio al progetto più corposo della flat tax, con tassazione del 15% per i contribuenti con redditi fino a 50.000 euro. Ipotesi, quest’ultima, che andrebbe ad
avvantaggiare una vasta platea di contribuenti facendo al contempo sorgere problemi relativi alle coperture. Irpef squilibrato: cosa dicono i dati Money.it, prima testata economico-finanziaria per digital audience e specializzata anche in temi fiscali, ha
delineato il quadro emerso nel report “Irpef, 1 italiano su 2 non paga le tasse (e non è un evasore)”, racchiudendo i dati (fonte: Centro Studi Itinerari Previdenziali) in un’infografica.
Quello che viene a galla è un sistema fiscale nettamente squilibrato: il 42,99% dei contribuenti, con redditi compresi tra i 20.000 ed i 35.000 euro lordi annui, paga circa il 40% del totale del gettito Irpef, e il 10% del totale, con redditi dai 35.000 euro ai 100.000 euro, contribuisce per il 38%. Balza agli occhi una differenza notevole tra i “graziati dal Fisco” (i contribuenti in no tax area e con redditi bassi) e quel 40% e più di contribuenti, che rappresenta la famiglia media italiana, con redditi pari a 20.000 euro lordi e superiori.

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Su un totale di 163,337 miliardi di euro di gettito Irpef totale (dati relativi ai redditi 2016, dichiarati nel 2017), il 44,92% dei residenti in Italia ha contribuito solo per il 2,82%. In questa categoria ricadono tutti coloro che dichiarano redditi esenti e chi ha guadagni non superiori ai 15.000 euro lordi, rientrando quindi nella prima aliquota Irpef. L’importo delle imposte sui redditi per tale categoria di contribuenti va dai 41 euro all’anno
fino a un massimo di 496 euro.

Situazione ben diversa per chi percepisce redditi che vanno dai 15.000 ai 20.000 euro (pari al 14,42% del totale dei contribuenti in Italia) e che pagano in media 2.003 euro di Irpef all’anno, beneficiando anche del bonus Renzi. Ed è proprio il bonus DL 66/2014 a fare da spartiacque: una volta superati i 24.600 euro ci si vede ridurre progressivamente la somma di credito Irpef erogata in busta paga, fino ad annullarsi del tutto per i redditi superiori ai 26.600€. Per i contribuenti con redditi compresi tra i 20.000 ed i 35.000 euro, pari al
28,57% del totale, il peso delle tasse inizia perciò a farsi più consistente.

In conclusione, nonostante i luoghi comuni, la metà degli italiani non paga abbastanza tasse per finanziare neppure la propria spesa sociale, considerando che tutto il gettito Irpef è utilizzato per tenere in piedi il nostro sistema di welfare (tra cui quello sanitario, che costa circa 1.700 euro all’anno pro-capite).

Redazione ZON

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