Un ennesimo attacco alla libertà di stampa si è registrato in Turchia con la messa a sigillo del quotidiano d’opposizione Zaman
[ads1]Ad emettere l’ordinanza di “
amministrazione controllata” nei confronti del quotidiano sarebbe stato un tribunale locale su richiesta della procura di Istanbul. La motivazione? La vicinanza intellettuale del gruppo editoriale responsabile del quotidiano a
Fethullah Gulen, imam, magnate, prima alleato e successivamente principale oppositore del presidente
Recep Erdogan.
Ma in cosa consiste la misura di “amministrazione controllata” imposta dal tribunale? Semplice, quanto paradossale:
il quotidiano ha assistito all’allontanamento del suo gruppo editoriale attuale dalla redazione e sostituito da un altro nominato dallo stesso tribunale. Così Zaman da principale voce di dissenso nei confronti di Erdogan è passato all’essere la più efficace arma di propaganda a favore del governo.
L’indignazione cittadina non si è fatta aspettare e, subito dopo la diffusione della notizia,una folla di persone si è stretta in una catena umana nel tentativo di impedire alla polizia di entrare nella sede del giornale. La situazione è velocemente degradata in disordini civili che hanno legittimato l’uso di idranti e lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. La realtà dell’ informazione turca non è nuova a tali eventi dato che solo pochi mesi fa un caso analogo si era verificato con il commissariamento del gruppo editoriale
Ipek e dei suoi canali televisivi
Bugun TV e
Kanalturk sempre per legami intellettuali con
Gulen. Critiche negative giungono anche dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa,
Nils Muižnieks che afferma che quanto è successo “
è l’ultimo di una serie di restrizioni inaccettabili e indebite della libertà di stampa in Turchia, e rafforza un modello estremamente preoccupante di persecuzione giudiziaria contro i media dissidenti e i giornalisti nel Paese”. [ads2]