Ieri il Parlamento dell’Ungheria ha approvato una legge che consentirà le adozioni solamente a coppie eterosessuali regolarmente sposate. Di fatto, vengono escluse le coppie omosessuali. Ma non è tutto: contemporaneamente è stato introdotto un emendamento alla Costituzione che limita il matrimonio all’unione tra un uomo e una donna, affermando che “il fondamento della famiglia è il matrimonio e il rapporto genitore-figlio. La madre è una donna, il padre è un uomo“. Chiude la carovana l’introduzione in Costituzione del concetto tradizionale di genere: in altri termini, il sesso di appartenenza è soltanto quello di nascita.
Al momento, in Ungheria il matrimonio tra persone dello stesso sesso non esiste. Sono previste alcune forme di unioni civili, alle quali però è proibita l’adozione. Queste coppie, così come quelle omosessuali, riuscivano ad adottare figli solamente grazie alle modalità previste per le persone singole. Ora, con la nuova legge, le adozioni saranno concesse solo alle famiglie “legali”, ossia famiglie composte da uomo e donna sposati.
Formalmente, le adozioni per le persone singole non sono state abolite, ma dovranno essere approvate dal Ministero per la Famiglia. Ma alla sua guida c’è la conservatrice Katalin Novák e le associazioni LGBT+ lanciano l’allarme affermando che per le coppie omosessuali risulterà praticamente impossibile ottenere l’autorizzazione. Perché impossibile? Semplice: una volta ricevuta la richiesta, le autorità effettueranno delle indagini per accertarsi che i richiedenti rispettino i criteri stabiliti dalla nuova legge inserita nella Costituzione dell’Ungheria. Dovranno essere un padre e una madre sposati.
Durissima la risposta del mondo LGBT+ ungherese, per il quale quella di ieri è “un giorno buio per la comunità LGBT+ ungherese e un giorno buio per i diritti umani“, come affermato da David Vig, direttore di Amnesty International in Ungheria. Per Vig, le politiche di Viktor Orbán non sono altro che “discriminatorie, omofobiche e transfobiche“.
Continua, quindi, la scia delle politiche fortemente retrograde e conservatrici di Viktor Orbán. Già lo scorso Maggio il Parlamento aveva approvato una legge che sanciva il divieto di cambio del sesso registrato presso l’anagrafe e sui documenti. Di fatto, lo Stato disconosceva le categoria dei transgender e degli intersessuali. Resta da chiedersi fin dove intende spingersi il Governo ungherese, e quanto a lungo l’Unione Europea intende continuare a permettere questo scempio.
In questo momento, Ungheria e Polonia stanno portando avanti un duro braccio di ferro con la UE in merito proprio al rispetto dello Stato di Diritto. La UE sta cercando di stemperare il più possibile, data la necessità di approvare in fretta il Next Generation EU, ma non potrà far finta di niente ancora per molto. Ne va della tenuta democratica stessa dell’unione.
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