Foto LaPresse/ Gian Mattia D'Alberto 11-02-2017 Sanremo (IM) spettacolo 67mo festival della canzone italiana Puntata finale nella foto: Ermal Meta Photo LaPresse/ Gian Mattia D'Alberto 11-02-2017 Sanremo (IM) 67th festival of Italian songs In the picture:Ermal Meta
Ricordo quegli occhi pieni di vita / E il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia /L’atmosfera d’apertura è di reminiscenza e i ricordi prendono il sopravvento. Sono così vivi e nitidi da dare la parvenza di uscire dal testo stesso.
Ricordo la notte con poche luci/ Ma almeno là fuori non c’erano i lupi/Il buio non solo locazionale, ma interno, è l’oscurità di un animo minato e costretto a retrocedere per la paura e per lo sgomento di incontrare “il lupo”.
Ricordo il primo giorno di scuola/ 29 bambini e la maestra/ Margherita Tutti mi chiedevano in coro/ Come mai avessi un occhio neroEd ecco riemergere in superficie quelle che in una fase iniziale sono soltanto ferite esterne. I segni della violenza si palesano al mondo e negare l’evidenza è come mentire.
La tua collana con la pietra magica/ Io la stringevo per portarti via di là/Un oggetto per imprimere il dolore e attendere che si trasformi in cicatrice. Un amuleto-pegno è l’unico strumento che il bambino (Ermal) può utilizzare per salvare almeno idealmente la sua mamma.
E la paura frantumava i pensieri/ Che alle ossa ci pensavano gli altri/Ma i buoni propositi non si tramutano immediatamente in fatti e così neppure la “pietra magica” riesce ad impedire che “Il lupo” continui a far male.
E la fatica che hai dovuto fare/ Da un libro di odio ad insegnarmi l’amore/ Hai smesso di sognare per farmi/ sognare Le tue parole sono adesso una canzone/È questo il momento rivelatorio della canzone, quello in cui i ruoli sono chiari, così come si antropomorfizzano le sensazioni che divengono protagoniste del narrato.
Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai/ E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai/Ed è possibile cambiare il proprio destino e ripartire da zero. È possibile cogliere un fiore in un terreno arido e sterile, tenendo bene a mente e vivo il seme della re-azione.
Figlio mio ricorda L’uomo che tu diventerai/ Non sarà mai più grande dell’amore che dai/ Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede/ Che cosa ti aspettavi da grande/ non è tardi per ricominciare“Non voglio essere retorico, ma racconto storie solo quando le ho già digerite. E quindi le condivido” così ha spiegato il cantante a 361 magazine.it ed è sicuramente la riprova che Vietato morire assimila la paura ed insegna il coraggio. Un trascorso personale difficile, uno spigoloso scoglio da superare e da smaltire. Ermal Meta qui dimostra di aver assimilato il passato, lo stesso che lo ha reso il cantautore delicato e al tempo stesso cazzuto che è oggi.
E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza/ Ricorda di disobbedire e ricorda/ che è vietato morire/ vietato morireIl passaggio più accennato, eppure l’essenziale del testo sta tutto qui, in questo verbo che fa assaporare la libertà e non si limita a sfiorarla come forse solo l’obbedienza sa fare. Lecito è disobbedire, dire no alla violenza, sia essa fisica o psicologica. Lecito è disobbedire ai luoghi comuni, alle apparenze, perché è Vietato morire, soprattutto dentro. [ads2]
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