[ads2]Terzo appuntamento a Salerno nell’ambito della manifestazione “Panorama d’Italia“. Oggi è stato il giorno di Vincenzo Salemme, attore, autore, regista, intervistato dal direttore di Ciak Piera Detassis. Sala gremita per l’occasione e record di presenze rispetto gli incontri nelle altre città. Semplice, sincero, genuino, autentico e divertente,Vincenzo Salemme si è mostrato per quello che è e più volte l’intervista è stata interrotta dagli applausi della sala, gremita per l’occasione. “Un appuntamento che non vuole celebrare ma esaltare un personaggio campano che si è formato all’ombra di un grandissimo, Eduardo De Filippo”, con queste parole, Giogio Mulè, direttore di Panorama, accoglie l’attore napoletano che, subito, rimarca: “Io faccio tutto, ma in realtà faccio solo una cosa, essere me stesso, raccontare in qualche modo tutto ciò che mi fa paura ed esorcizzarlo. Quando ho scritto l’ho fatto per recitare come piace recitare a me, e cioè un qualcosa di mai confezionato. Spesso le persone pensano che a teatro sia tutto improvvisato; ecco, a me piace questa sensazione, ma è tutto scritto. Tutto avviene nell’istante in cui avviene, niente è così. Il teatro vieni stasera e domani è già cambiato tutto, il teatro è come la vita perché i giorni non sono identici agli altri, non è mai la stessa cosa. Quando non lo fanno, per me, il teatro è morto“.
La svolta è avvenuta a diciannove anni, quando Salemme ha incontrato, a Cinecittà, Eduardo De Filippo:“Quell’incontro ha lasciato il segno più forte dal punto di vista teatrale: andai a Cinecittà che avevo diciannove anni perché Eduardo cercava comparse per registrare commedie alla RAI, e all’epoca ci voleva un mese, un mese e mezzo. Lo conobbi perché me lo presentò un suo attore e dicendogli <<Direttò stu waglion vorrebbe fare la comparsa>>. Eduardo allora mi disse che avrei dovuto fare un paio di battute, in modo da prendere la paga di attore. Pupella Maggio rimase colpita e disse a Eduardo di farmi il provino per la prossima commedia, Il Cilindro con Monica Vitti. Il provino andò bene e rimasi nella sua compagnia dove rimasi fino all’80, poi si ritirò e passai col figlio Luca, dove rimasi fino al ’92, praticamente dodici anni con i De Filippo. Per me, essere applaudito a teatro accanto a Eduardo fu un’emozione unica. Adesso portare un giovane a teatro è un’impresa impossibile, all’epoca fare teatro era come fare la velina adesso. Se fai teatro bene è fighissimo“.
Eppure, cosa frena il ragazzo di oggi all’avvicinarsi al teatro? Secondo Salemme “Oggi c’è paura ad andare a teatro oggi. I ragazzi spesso vengono accompagnati dalle insegnanti; loro, però, contenti solo di saltare la scuola vanno a vedere cose di cui non frega niente, il problema è come si fa. Se fai Pirandello al ragazzo facendogli pensare che non deve capire, odierà il teatro! Non dovrebbe essere così, ma divertente, cioè emozionarsi, andando a teatro“.
“La gente vuole ridere”, è un’espressione che spesso viene detta a Salemme che, di contro, risponde: “Se tu li fai emozionare sono molto contenti, alla gente
La semplicità e la genuinità di Salemme lo si percepisce anche dalla risposta alla domanda su quale siano i suoi sogni: “Sto bene, ho persone che mi vogliono bene. Nella vita trovare la sala piena è un privilegio; come faccio a stare male quando vedo che tante persone sono venute ad ascoltare me?“
Riguardo il tema dell’amore, l’attore ha le idee ben chiare: “Bisogna essere felici per trovare l’amore, se non stai bene vuoi essere amato. Se non ti vuoi bene cerchi amore dagli altri, non si può amare per bisogno, quello lo fanno i cani”.
Nella sua carriera, c’è un “no” che ancora ricorda Vincenzo Salemme e lo condivide raccontando l’aneddoto alla platea: “Ivo Chiesa, grande signore del teatro, direttore del teatro Stabile di Genova. Quando lasciai la compagnia di Luca de Filippo mi misi per conto mio, per cui avevo fatto i contratto con un piccolo teatro di Roma per un mese. Mi chiama De Filippo per dirmi che bisognava fare una commedia dove noi due saremmo stai i due protagonisti, però gli spiegai la situazione, e cioè che avevo da poco chiuso un contratto. Mi passò Ivo Chiesa dicendomi di offrirmi 500.000 mila lire al giorno. <<Allora che mi risponde?>> sentii dall’altra parte del telefono. Ed io <<Ho un contratto>>. Così lui fece una cosa inaspettata, chiedendomi il mio numero e dicendomi che mi avrebbe richiamato. Dopo due anni mi fece fare una commedia al teatro di Genova. Ancora oggi mi batte il cuore e mi emoziono al solo pensiero“.
Viene naturale, a Piera Detattis, chiedergli in base a cosa rifiuta: “In base al mio intuito, ma sbaglio. Però lo faccio a perdere. Quando sbaglio non mi faccio ingannare dal danaro. Rimpianti artistici? No. Economici? A volte…, anche perché sono uno spendaccione, spendo per la casa, cani, gatti, ristoranti. Offro un sacco di cene!”
Inevitabile non parlare di Napoli, la sua città: “Napoli è la città delle contraddizioni. E’ precaria, a me sembra una bambina, una città che nasce tutti i
Vincenzo Salemme e Nanni Moretti, un tempo amici: “L’ho conosciuto perché era amico di un attore, diventammo proprio amici. Di famiglia. Poi…è fatto così. Io sono fatto così. E non ci vediamo più“.
In chiusura Salemme risponde a una domanda posta da una studentessa del Davimus, presente in sale dando un consiglio a chi vuole avvicinarsi al teatro: “Non chiedete troppi consigli, perché chi l’ha fatto già darà consigli per come l’ha fatto. Il teatro è un mestiere ma anche un arte. Bisogna essere coraggiosi e pensare con la propria testa, ed è proprio questo il difficile della nostra epoca. Un attore porta in scena un proprio universo poetico. Mandela è stato trent’anni in carcere ed è stato un uomo libero. Non bisogna trovarsi scuse! Se lo vuoi fare, lo devi fare“.
Foto a cura di Annalisa Saggese
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