17 Marzo 2015 - 15:20

Una forza per i lavoratori: Landini lancia la sua coalizione aperta

coalizione aperta

Una forza per i lavoratori: Landini lancia la sua coalizione aperta. La recente riforma del lavoro (il c.d. Jobs act) ha avuto diverse ripercussioni sia sul piano sociale che sul piano prettamente politico/partitico

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Una delle maggiori conseguenze è rappresentata dalla nuova forza “movimentista” lanciata dal segretario FIOM Maurizio Landini.

Il segretario dei metalmeccanici, infatti, ha lanciato una “coalizione aperta”, a cui hanno già aderito Libera, ARCI, Articolo21, Emergency e Libertà e giustizia, che si pone l’obiettivo di formare un nuovo contenitore (non un nuovo partito) rappresentante l’ala politica del sindacato e dei lavoratori.

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Maurizio Landini, fautore della coalizione aperta

Come specificato dallo stesso Landini (“Il sindacato non deve essere un partito. E io non voglio né fare un partito né uscire dal sindacato, ma il sindacato per esistere deve essere un soggetto politico. Se no è un sindacato aziendale e corporativo”) il nuovo soggetto non si pone come un nuovo partito, ma come una forza che rappresenti realmente tutta la categoria dei lavoratori.

La mossa, che ha avuto non poche ripercussioni sulla scena italiana, può ridisegnare totalmente l’assetto presente nel nostro paese.

Dal punto di vista prettamente politico, la coalizione sociale si pone, innanzitutto, in piena contrapposizione con tutte le forze che hanno dato vita alla riforma del lavoro.

Lo scontro si focalizza in particolar modo contro le diverse anime del PD che da un lato accusano il sindacalista di aver portato avanti un’opposizione più politica che sindacale (con le dichiarazioni dei vicesegretari PD Guerini e Serracchiani) e dall’altro cercano di smontare da subito il nuovo soggetto attraverso le dichiarazioni del capogruppo alla Camera, e membro della minoranza interna, Speranza (“Non abbiamo bisogno delle sue urla televisive”).

Oltre a questa scontata contrapposizione si deve collegare un’altra battaglia giocata, questa volta, tutta all’interno del sindacato: la segreteria nazionale della CGIL, guidata da Susanna Camusso, ha bocciato totalmente l’iniziativa della FIOM, pur rimanendo contraria ai provvedimenti del governo in tema di lavoro.

A questa polemica deve aggiungersi anche quella con i rappresentanti delle altre sigle sindacali (CISL e UIL) che accusano Landini di essere “Poco allenato a difendere i lavoratori”.

Considerando un punto di vista puramente strategico/politico la nuova coalizione rischia di colmare quel vuoto politico “a sinistra” con la seria occasione di riunire anche tutte le sigle “anti-renziane” (come la minoranza PD, quelli dell'”ultima volta che appoggio il governo”, e SEL).

D’altro canto, però, il nuovo soggetto è seriamente esposto alla “celebrità del momento” per cadere ben presto nel dimenticatoio.

La “coalizione aperta”, infatti, rispecchia l’esperimento elettorale portato avanti da Ferdinando Ingroia nel 2013 (Rivoluzione civile) che aveva l’appoggio di organizzazioni e associazioni, sostanzialmente a sinistra del PD (e di SEL), e il compito di rappresentare tutti coloro che erano stati “traditi” dalla politica convenzionale.

Questo serio pericolo potrebbe rendere, ancora di più, la vita difficile alla FIOM che si trova accerchiata da più fuochi amici e con le spalle al muro.

Nonostante questa possibilità, la nuova coalizione renderebbe più netto e scandito il sistema partitico italiano, che si troverebbe con una rappresentanza centrista, racchiusa nell’ambito dei “democrats”, una di destra, con la Lega Nord e Casa Pound, e una di sinistra, rappresentata dallo stesso Landini (senza contare la presenza del M5s).

L’Italia pura avendo ampiamente superato la prima Repubblica sembra ridisegnare un assetto molto simile a quello pre 1994.

La storia si ripete?

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