20 anni dalla scomparsa di Cavallone, un regista agli estremi

Il 12 novembre 1997 si spegneva Alberto Cavallone, talento incompreso dello scenario cinematografico italiano

Alberto Emilio Franco Cavallone, classe 1938, inaugura la sua carriera con “La sporca guerra” e “Lontano dagli occhi”, documentari tuttora inediti. In un secondo momento Cavallone si dedica alla produzione cinematografica di film. Il primo, “Le salamandre”, del 1969, presenta la storia di una fotomodella di colore costretta a subire discriminazioni sessuali e razziali. Il film ottiene ampio apprezzamento dal pubblico (tra cui anche star del cinema come Michelangelo Antonioni e Luchino Visconti) e dalla critica soprattutto per l’insolito finale che vede sulla scena i protagonisti inesperti, con una macchina da presa. Dopo lo scarso successo di “Quickly” e “Dal nostro inviato a Copenaghen”, Cavallone ritorna in campo con “Afrika”, film drammatico in cui viene intelligentemente proposta la questione dell’omosessualità e il problema del colonialismo con chiari riferimenti all’Etiopia. Nel 1977 viene girato “L’uomo, la donna e la bestia” che porta in scena il degrado della vita di provincia tra osceni vizi e assurde perdizioni. Un anno dopo Cavallone gira “Blue movie”, incentrato sulle gravi e preoccupanti conseguenze psicologiche dei reduci di guerra. La filmografia di Cavallone presenta, però, dei buchi neri. Esisterebbero, secondo alcuni attori, dei film mai arrivati in Italia come “Maldoror”, proiettato nel 1975 in Turchia ad una commissione di esperti da cui è stato definito un capolavoro cinematografico. Solo dopo gli anni Novanta la rivista italiana “Nocturno Cinema” ha focalizzato la sua attenzione su Cavallone: un regista colto e non convenzionale per troppo tempo sottovalutato. Si è così scoperta, grazie anche a foto di scena, l’esistenza di “Maldoror”, film liberamente ispirato a “I canti di Maldoror” del Conte di Lautréamont, poema in prosa dell’Ottocento in cui il protagonista, Maldoror appunto, si ribella al suo creatore, Dio. La mancata diffusione del film probabilmente è dovuta a problemi economici del produttore o forse al carattere trasgressivo e, a tratti, violento con cui Cavallone era solito proporre la cruda realtà del suo tempo.
Lucia Marcogiuseppe

Sono una studentessa lucana al primo anno del Corso di Laurea Magistrale in Corporate Communication e Media presso l'Università degli Studi di Salerno. Scrivo da sempre, scrivo per passione, scrivo con dedizione.

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