Il 29 Settembre non è solo una data, ma anche il titolo di uno dei più grandi classici della musica italiana: scritto da Mogol e Battisti nel 1966, ma portato al successo dall’Equipe 84 di Maurizio Vandelli, il pezzo rappresenta una vera e propria rivoluzione nei canoni della musica nostrana, e dal punto di vista musicale e dal punto di vista del testo.
Al centro della vicenda c’è infatti un tradimento, un rapporto extraconiugale intrattenuto dal protagonista con una donna conosciuta in un bar, e che poi ha portato a cena e a ballare, che non ha tuttavia alcuna conseguenza sulla relazione del protagonista con la sua compagna. Il tema dell’adulterio è un tema nuovo per la musica italiana, piena in questi anni di canzoni improntate su un’idea di amore invincibile e imperturbabile, in cui il tradimento è considerato alla stregua di una grave colpa.
Il fatto poi che il fedifrago non provi alcun senso di colpa per ciò che ha fatto ha fatto vedere a molti critici in 29 Settembre, l’anticipazione del tema della liberazione sessuale, tra i punti cardine della rivoluzione del Sessantotto.
Anche dal punto di vista della struttura del racconto, la canzone rompe gli argini dei canoni classici della musica italiana: la maggior parte dei testi proliferanti in questi anni, infatti, raccontano vicende che si consumano in un arco temporale lineare; 29 Settembre, invece, si snoda entro due giornate: quella del titolo (col tradimento), e il 30 di Settembre (quella in cui il lui traditore telefona alla sua compagna per tributarle il suo amore nonostante quello che ha accaduto la sera prima, che su di lui non sembra aver lasciato alcuna traccia).
E’ cinematografica in questo senso 29 Settembre: la prima parte è un lungo flashback in cui colui che ha tradito ricorda ciò che è accaduto (si veda l’utilizzo del passato remoto e dell’imperfetto), per tornare al presente solo alla fine.
Perchè 29 Settembre si chiama così? Mogol ha sempre dichiarato che il titolo è casuale. Tuttavia, il fatto che questa data coincida con il compleanno della sua prima moglie -Serenella- ha fatto più volte pensare che si sia trattato di un pezzo autobiografico, in cui l’autore confessa alla moglie un suo tradimento.
Rapetti ha però spesso ribattuto di essersi accorto della casualità solo il giorno dopo averla scritta: nel rammarico per non averle dedicato la canzone prima, Serenella capì che l’omaggio non era voluto (conoscendo anche la proverbiale distrazione del marito) e infatti non lo ringraziò, spazzando via così qualsiasi sospetto di autobiografismo.
Dopo il successo datole dall’Equipe 84, Lucio Battisti decise di incidere la propria versione del pezzo e di includerlo nel proprio album omonimo di debutto datato 1969.
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