E se la mafia non fosse solo una storia italo/americana? Se, oltre ai film di Scorsese, ci fosse anche altro di cui narrare, magari anche in altre nazioni insospettabili come la Germania? Questo è l’interrogativo che ci pone 4 Blocks, nuova serie tedesca arrivata su Prime Video questo mese.
La realtà multiculturale berlinese si fonde con l’aspetto più oscuro e celato della metropoli tedesca. All’estero non si sa che anche Berlino ha la sua “mafia”, che è in mano ai clan arabi. Ed è proprio questa realtà che la serie pone in risalto, quella sporca, rozza, piena di ricatti, estorsioni, pistole e torture. Quella nuda e cruda. Anche i tedeschi (o gli arabi, in questo caso) sanno giocare duro, sanno benissimo come far male.
4 Blocks si pone con le premesse d’essere una serie d’altri tempi, appartenente a quel filone che negli anni ’70 (soprattutto in Italia, con gli anni di piombo) spopolava al cinema e disseminava il panico tra gli spettatori. Ad essere preso in esame è soprattutto il quartiere di Neukölln, uno dei distretti più multietnici nonché più apprezzati dai giovani della capitale tedesca.
E allora immergiamoci in questa nuova dimensione, nel nero più cupo di una Berlino mai stata così marcia.
Abbiamo scelto di omaggiare uno dei più grandi capolavori del cinema noir di tutti i tempi, per raccontare le vicende di 4 Blocks, con cui ha molti punti in comune. Le vicende hanno come protagonista Ali “Toni” Hamady (interpretato da Kida Khodr Ramadan), che vorrebbe lasciarsi alle spalle gli affari illegali del clan e iniziare a condurre una vita ritirata e onesta insieme alla moglie (Maryam Zaree) e alla figlia.
Proprio quando, però, il criminale è sul punto di realizzare questi intenti, il cognato Latif (Massiv), altra figura cardine del clan, viene arrestato in una retata della polizia. A questo punto, il criminale principale si trova immischiato nuovamente negli sporchi affari di famiglia, per impedire che il fratello Abbas (Veysel Gelin), troppo brutale e impulsivo, ne assuma la guida. Poco dopo questa sofferta decisione, nella vita di Toni riappare Vince (Frederick Lau), vecchio amico di cui non aveva notizie da 15 anni.
Toni può contare su una persona fidata in un momento critico per il clan, ma sembra che Vince nasconda qualche segreto. Inutile dire che, tra colpi di scena e intrighi e sottointrighi, la storia diventa, man mano, sempre più interessante e complicata.
Agli spettatori neofiti e a quelli più affezionati ai prodotti nostrani, naturalmente è saltato all’occhio subito il paragone con una serie ben conosciuta all’interno dei nostri confini: Gomorra. Le dinamiche famigliari arcaiche, patriarcali e maschiliste presenti in 4 Blocks rappresentano tuttavia un cambiamento rispetto alle produzioni più in vista.
Adottare la prospettiva del clan ha comportato una grossa sfida, e mettere a nudo pregi e difetti della cultura araba rappresenta un grosso rischio. Il tutto, però, è calcolato sapientemente, con un’ottima presenza in scena anche della polizia che garantisce una componente di realismo mancante nel prodotto italiano.
Kida Khodr Ramadan si impone come il “Don Pietro Savastano” di turno, e ci riesce in maniera quasi magistrale, mostrando forze e debolezze degne di un boss della mala. Il cast è uno dei punti di forza della serie, senza dubbio. La presenza di un ottimo attore come Frederick Lau (L’Onda) e di un esperto del settore come Oliver Masucci (ovvero l’Adolf Hitler di Lui È Tornato, o se preferite il mitico Ulrich Nielsen della serie Netflix Dark) garantiscono un vero e proprio salto di qualità.
Anche la regia ne risente. Per quanto sia improntata più sull’azione e sia molto movimentata, fotograficamente Berlino si presta ad ottimi scorci paesaggistici. La serie mantiene i suoi picchi di violenza, alternati ad una vera e propria drammaticità degna di opere molto più mature.
4 Blocks, però, ha anche i suoi difetti. Per carburare, infatti, ci mette un po’ troppo, e gli stessi spettatori risentiranno sicuramente del ritmo molto compassato (eccessivamente, in molte parti) della vicenda.
D’altra parte, la serie evolve piano piano, non mostrando tutti i suoi aspetti in una volta, cambiando ritmo solamente da metà prima stagione in poi. Gli stessi “nemici” della serie (ovvero le gangs arabe prima, il gruppo di motociclisti Cthulhu poi) non riescono ad essere così tanto credibili né potenti da influenzare l’andamento della serie.
Ciò porta a dose d’azione “controllate” da parte di 4 Blocks, a favore del fattore psicologico e delle questioni più consone al genere crime (come la spartizione della droga, gli appalti comunali per gli edifici ed altri).
A chiunque non piacciano queste dinamiche, la serie è nettamente sconsigliata.
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