Nel 1948 il maestro italiano Vittorio De Sica realizzava “Ladri di Biciclette”. Uno dei film italiani che ha riscosso maggior successo nel cinema mondiale. Il cinema del dopoguerra attraverso il neorealismo italiano
Il cinema, si sa, è rappresentazione artistica della realtà. Gli effetti di una società influenzano i mezzi di comunicazione e viceversa. Nei primi anni ’40 l’umanità affrontava una guerra che segnò il destino di molti paesi, europei e non.
Andava dunque a mutare anche il cinema. Nasceva il
neorealismo italiano, una forma di rappresentazione cinematografica che abbracciava la realtà. Una narrazione che si basava sui sentimenti strazianti del dopoguerra:
crisi, povertà, voglia di rivalsa. Il drammatico e il meraviglioso sotto la presa di De Sica
Vittorio De Sica è stato uno degli artisti cinematografici più influenti della nostra Italia. In
Ladri di Biciclette è
produttore, regista e in parte sceneggiatore. Riprendendo il romanzo omonimo di Luigi Bartolini, mette in scena una storia
drammaticamente quotidiana unendola alla
meraviglia della cronaca. A Roma la guerra è terminata da due anni e da altrettanto tempo molti uomini sono in attesa per un posto di lavoro. Ad
Antonio Ricci viene gentilmente offerto il mestiere di attacchino comunale. Un lavoro
fisso, un lavoro sicuro e con qualche opportunità di
straordinari. Insomma, una lieta notizia per la famiglia da accudire, con l’apprensiva consorte Maria e il piccolo Bruno, loro figlio. Ma per adempire al mestiere c’è bisogno di una
bicicletta. Mezzo di trasporto maggiormente utilizzato nei tempi del dopoguerra. Per la famiglia Ricci non sarà facile trovare risparmi e sacrifici per permettersi – all’epoca – le settemila lire per una bicicletta. Ma dopo tutti i sacrifici, un gruppo di farabutti ruberà la bicicletta di Antonio.
Senza bicicletta, Antonio non può lavorare, e il suo futuro è – di nuovo – sull’orlo di un baratro. Antonio compie un viaggio nella desolata e semi vuota Roma, segnata dalla povertà e da un animo di compatezza fraterna. Un viaggio che evidenzia le difficoltà della comunità italiana del dopoguerra.
Tutti hanno paura di tutto, tutti sono scettici l’un l’altro, ma tutti cercano il meglio dagli altri. Un viaggio privo della sua bicicletta, un viaggio all’interno del rapporto tra padre e figlio col paffutello Bruno, un infante che sarà costretto a osservare il proprio padre
soffrire e
fallire pur di procurarsi un futuro per la propria famiglia e per lo stesso Bruno.
“Hai voluto la bicicletta? E ora pedala!”
Il cinema italiano “mette in moto” le sue pellicole grazie al maestro visionario quanto contestualizzato
De Sica. Una rappresentazione fedele della realtà. Eccessiva nei suoi tormenti che ne coinvolgono lo spettatore, che esso sia
anziano oppure giovane. I tempi del dopoguerra vengono trasportati sul cinema
e un anedotto semplice della quotidianità diventa una meravigliosa cronaca, come la definisce lo stesso De Sica. Mai come con
Ladri di Biciclette il cinema e la società si mescolano nella magnificenza del
neorealismo. Il contesto finisce sul grande schermo, il grande schermo diventa il contesto stesso della società. Il dolore, le privazioni, le titubanze di una società traumatizzata dalla guerra ribalzano tra i ricordi personali e il film che continuamente riecheggia quella sensazione di vita amara.
La realtà entra nel cinema, il cinema attraversa la realtà
Il cinema italiano trova il momento più tormentato della storia dell’uomo per inserirsi nel grande cinema mondiale. Ladri di Biciclette è il film premiato agli Oscar nella categoria
Miglior Film Straniero nell’edizione dell’anno 1950. Tra gli altri riconoscimenti,
Ladri di Biciclette fa parte dei
100 film italiani da salvare, una lista di lungometraggi considerati fondamentali dell’immaginario collettivo del paese. Una lista redatta sotto la cura della Mostra del Cinema di Venezia, ricoprendo il lasso temporale dall’anno 1942 al 1978. Tanti i riferimenti che la storia del cinema ha dedicato a
Ladri di Biciclette, uno su tutti il film
Alla Ricerca della Felicità. Produzione statunitense con protagonista
Will Smith che con il figlio
Jaden compie un viaggio alla ricerca di bisogni per andare avanti aggrappandosi alla vita e alla speranza. Una storia analoga che il regista italiano
Gabriele Muccino riesce con la stessa amarezza di
De Sica a trasporre sul grande schermo.
Ladri di Biciclette è un amaro viaggio senza alcuna ruota di scorta nel mondo del dopoguerra, anno di ambientazione del film e periodo storico della realizzazione stessa.
Un film che più di chiunque altro riesce a mescolare il dramma del proprio contesto con la magnificenza della settima arte. Il neorealismo segna le sorti del cinema, destinando il
medium a cavalcare in sella con le condizioni della vita quotidiana, proiettando sullo schermo la cruda realtà, pedalandoci attraverso.
Ladri di Biciclette è la realtà così come De Sica ce la porta sul cinema:
senza ruote di scorta. La realtà abbraccia la finzione e il cinema è neorealismo. Con la magia di De Sica che ha segnato la storia cinematografica.