7° Arte #34: L’Esorcista – Il coraggio degli Horror Movie

Tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, L’Esorcista (The Exorcist) è un film horror del 1973, diretto da William Friedkin. La pellicola rappresenta un punto di riferimento del cinema d’orrore, influenzando gran parte dei film dello stesso genere di lì in avanti

L’Esorcista – Il coraggio degli Horror Movie

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Il cinema è da sempre una fabbrica di emozioni. Parallelamente alla produzione industriale di pellicole, merchandise e saghe cinematografiche, il cinema crea anche emozioni, tensione e qualsivoglia brivido.

L’Esorista, il film horror che ha riscritto il genere

Ci volle il 1973 per rendere il pubblico cinefilo davvero pronto a un horror-movie che avrebbe segnato il genere del terrore di lì in avanti. Diretto da William Friedkin, tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, L’esorcista è il film horror che ha riscritto il genere.

Siamo di fronte a uno dei film che più ha fatto parlare di sé, sia per l’impatto culturale globale che scaturì, sia per le “complicazioni” che ebbe il cast e la produzione per realizzarlo, rendendo l’aura del film, come se non bastasse, ancora più inquietante.

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“La nascita dell’horror” – Leggi la RECENSIONE di Nosferatu

Perché, è bene precisarlo prima di ogni visione, L’esorcista è un film molto inquietante. Ambientato a Georgetown, quartiere di Washington, dove l’attrice Chris MacNeil (Ellen Burstyn) sta girando le riprese del suo ultimo film. La carriera di Chris subirà uno stop improvviso quando la figlia Regan (Linda Blair) inizierà a manifestare comportamenti strani. Quelli che inizialmente sono disturbi del sonno e piccoli scatti di rovesciamento della personalità, confluiranno verso la metà del film in quella che è la possessione del demonio. Da qui, appunto, l’approccio con la scienza da parte di Chris verrà meno, andando incontro alla fede, nonostante lei sia per sua natura atea. Chris si affida a un esorcismo per riavere la propria figlia, ed è qui che il destino di Padre Damien Kassas, da poco orfane della madre.

Un questione di coraggio: pubblico, critica e forme d’arte

Ma a fronte di quella che è una trama molto semplice e priva di colpi di scena particolari, L’Esorcista riesce a raccontare la sua anima disturbante attraverso le immagini e soprattutto il suono. Si alternano, con meticoloso equilibrio, scene di dialoghi silenziosi a quelle colme di urla e imprecazioni, dove vediamo la piccola Regan posseduta. La bambina subisce trasformazioni nell’aspetto e nella voce spaventando il pubblico con alcune delle scene che entreranno nella cultura pop, quali la rotazione di 360° della propria testa e la camminata a quattro zampe sulle scale.

“I primi zombie del cinema” – Leggi la RECENSIONE di “La notte dei morti viventi”

La voce della bambina, nelle scene in cui quest’ultima è posseduta, è sostituita da Mercedes McCambridge, una delle voci radiofoniche più famose dell’epoca, per Orson Welles la migliore di sempre. La curiosità vuole che la McCambridge per deteriorare la propria voce si sia sottoposta a una “cura” di whisky e sigarette, rendendo la voce del demonio ancora più credibile all’interno della pellicola.

L’Esorcista fu fin da subito un plauso di critica e pubblico, diventando iconico già alla sua uscita nelle sale e trionfando agli Awards con gli Oscar per la Miglior Sceneggiatura non Originale e in particolar modo il Miglior Sonoro. Non a caso, infatti, l’horror contemporaneo basa gran parte del proprio lavoro nella gestione sonora, dando un ritmo ai silenzi e scatenandosi nelle scene clou, ne è un esempio emblematico il film The Quiet Place, uscito lo scorso anno, basato esclusivamente su un silenzio orrorifico.

Il film L’Esorcista riprende il genere horror e lo ridisegna con una novità rivoluzionaria, una novità coraggiosa che pone ancora una volta il cinema come la finestra sul mondo, facendo conoscere al pubblico cosa sia un film “da paura”, ma allo stesso tempo inserendo critiche sociali al suo interno.

Redazione ZON

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