14 Marzo 2019 - 10:06

7° Arte #30: La notte dei morti viventi, i primi zombie del cinema

la notte dei morti viventi

Film del 1968 di George A. Romero, un B-Movie che diventò fenomeno popolare. Un nuovo tipo di horror, l’esordio degli zombie al cinema, la dimostrazione di una conversazione artistica nata senza volerlo

Il cinema, si sa, è un’industria. La Settima Arte è una delle forme artistiche sicuramente più alla mercè del pubblico. Il botteghino, i fan, gli spettatori in sala e la popolarità possono infatti decretare il successo o il fallimento di una pellicola. Pellicola che, alla fin fine, non è altro che investimento – in termini economici – di quell’industria. Allo stesso tempo però, può rappresentare una rivoluzione o una novità dal punto di vista tecnico o narrativo.

Oggi molte pellicole prima di giungere in sala hanno già un hype in base al cast, alla produzione, al regista. Basta visionare già un primo teaser per capire quanto budget è stato, in linea di massima, destinato. Il cinema moderno è fortemente condizionato dagli effetti speciali e altri costi che ne elevano la qualità della visione o dell’audio. Tempo fa, invece, era decisamente più difficile produrre blockbuster.

A-Movie e B-Movie

Hollywood aveva spesso incalzato in pompa magna diverse pellicole grandiose. Basti pensare a Via col Vento o Ben-Hur, film che si basavano su un rilevante minutaggio, accompagnato da scenografie, costumi e musiche non lasciate al caso. Ma nella storia del cinema fanno parte anche i geni che hanno portato innovazione e rivoluzione. Basti pensare ai primi campi lunghi o piani sequenza di Orson Welles in Quarto Potere. Oppure alla suspance creata da Alfred Hitchcock grazie ai suoi movimenti di macchina, uno su tutti la soggettiva.

Quindi, già negli anni ’60, budget e buon film non necessariamente erano sinonimi. Basti pensare a film come La Parola ai Giurati, una pellicola che utilizzando un unico set era riuscita, grazie al potere di una sceneggiatura ricca e analitica, a portare alla luce una nuova forma di cinema.

Forme di cinema che spesso si caratterizzano per il target di riferimento. L’horror, per esempio, è sempre stato molto amato dagli adolescenti, e ancor più di oggi da quelli che lo erano negli anni ’60. Il cinema infatti, in quegli anni, visto come svago sociale, veniva apprezzato dai giovani per i film cruenti e spaventosi. Quei film capaci di inorridire ma allo stesso tempo tenere viva l’attenzione dello spettatore.

Una nuova forma di horror

Una formula rivisitata e aggiornata nel 1968, quando, sotto la regia di George A. Romero, uscì La notte dei morti viventi (titolo originale Night of the Living Dead). Il film diventò immediatamente un fenomeno popolare. La strada per divenire cult fu decisamente tracciata da una novità che all’epoca risultò spaventosa. Per la prima volta infatti comparivano i cosiddetti zombie all’interno di un film al cinema.

Creature a metà tra la morte e la vita. Un’epidemia rade al suolo l’umanità e gli uomini stessi si trasformano in esseri incapaci di comunicare. L’unica azione è uccidere. Inizia dunque una caccia e una fuga che guida tutta la pellicola, per un horror che assume una nuova forma decisamente più pop e pulp. La notte dei morti viventi è un film che se visto oggi non causa molto spavento, anzi, le scene più “d’azione” fanno più che altro sorridere. Il montaggio, gli effetti speciali e molto altro che oggi è più che comune era all’epoca impossibile da avere per La notte dei morti viventi. Ma, nonostante non rappresenti un film caratterizzato da innovazioni tecniche, il film fu molto apprezzato dal pubblico.

La critica invece ne denunciò la crudeltà, definendola spesso eccessiva e gratuita. Il sangue, nonostante il film sia in bianco e nero, scorre a fiumi in La notte dei morti viventi. Il B-Movie fu apprezzato proprio per le sue esagerazioni, episodio utile per contemplare il conflitto tra pubblico e critica.

Alla fine la pellicola fu selezionata dalla Library of Congress per la preservazione nel National Film Registry come film esteticamente significativo. Senza esso, infatti, non avremmo un genere narrativo a oggi molto comune. Non ci sarebbero fumetti come Dylan Dog, altre pellicole di notevole successo come Il ritorno dei morti viventi o parodie quali L’alba dei morti dementi, o per concludere serial di grande fama come The Walking Dead.