Alexandria Ocasio-Cortez: è lei la nuova guida democratica americana?
A 29 anni, Alexandria Ocasio-Cortez è diventata la deputata più giovane d’America. E si propone come portabandiera “liberal”
Il terremoto delle elezioni di midterm americane annunciava tempesta già da diverso tempo. Donald Trump ha perso un pezzo della sua leadership, e non un pezzo qualunque. Stiamo parlando della Camera, figura chiave del Congresso, su cui si fonda una buona parte del potere americano. A sconvolgere, però, è la sua perdita a New York, stato chiave, dove la “new entry” Alexandria Ocasio-Cortez ha battuto Anthony Pappas.
A 29 anni, figlia di una modesta famiglia portoricana, la donna è diventata la deputata più giovane d’America. Una notizia che certamente crea scalpore, soprattutto alla luce della politica anti-immigratoria e fortemente razzista di Donald Trump. Ma non è fondata solo sulla retorica razziale, la figura di Alexandria Ocasio-Cortez.
La donna, infatti, è un simbolo perché incarna i tre fenomeni sociali sui quali i democratici hanno cercato di costruire la sua riscossa dopo l’umiliante sconfitta infertagli due anni fa da Donald Trump. Quali sono questi valori? In primis, la posizione rilevante delle donne nella società odierna, il loro nuovo attivismo e il combattimento per la propria dignità (anche alla luce di quanto accaduto nel caso Weinstein).
Secondo aspetto da considerare (nemmeno troppo velato) è quello della componente progressista e giovane del Paese. La sinistra americana, infatti, dopo Obama, non ha più avuto una matrice forte, avulsa dallo scenario politico (la Clinton aveva già avuto il marito al Governo degli Stati Uniti). Con lei, invece, questo scenario potrebbe tranquillamente concretizzarsi, in quanto sicuramente la deputata potrebbe fare da traino ed essere più vicina alle volontà dell’elettorato giovanile.
La 29enne, però, più che alla Clinton, si ispira molto al suo “acerrimo nemico” interno, ovvero Bernie Sanders. Il programma elettorale portato in campagna, infatti, si fonda su sanità gratuita, forme d’integrazione e agevolazioni immigratorie e protezione dei “dreamers”. Ma non è tutto oro quel che luccica.
Le negatività
Alexandria Ocasio-Cortez, d’altro canto, potrebbe però portare anche a delle divisioni, soprattutto interne ai democratici. Una parte, quella più socialista/radicale, tende a copiare in qualche modo Trump, soprattutto nel lessico e nelle regole, attuando una sorta di populismo di sinistra.
Questo potrebbe essere un serio problema per l’astro nascente statunitense. Alexandria, infatti, si definisce una socialista democratica, molto più moderata rispetto al vecchio establishment statunitense. Le misure che sostiene (una sanità gratuita, college gratuito per tutti gli studenti universitari, forme di agevolazione pro-ambiente e pro-ecologiste) spaventano, infatti, gli americani, sia per gli enormi costi sia per la politica su cui, da sempre, si fonda il Paese: l’industria.
Dunque, al momento, permangono ancora un sacco di dubbi verso questa svolta “sociale” da parte dei democratici. Cortez seguirà le orme di Obama, quelle di Sanders o addirittura quelle dei dittatori venezuelani (come Maduro) tanto odiati dall’intero Paese? Domanda a cui non si può ancora rispondere, ma a cui si ha l’urgenza di farlo, per comprendere la nuova strada intrapresa dall’ala di sinistra del Congresso statunitense.
Le new entry della politica d’oltreoceano
Alexandria Ocasio-Cortez non è, però, l’unica new entry nello scenario politico americano. Le elezioni di midterm son servite ai democratici anche per introdurre nuove personalità all’interno di un’istituzione all’insegna della multiculturalità. C’è stato, infatti, anche spazio per le prime deputate musulmane, per le prime native americane omosessuali e addirittura per ex rapper.
Rashida Tlaib, figlia di immigrati palestinesi, è la prima donna musulmana ad essere eletta al Congresso americano, in Michigan. Ilhan Omar sarà la prima rifugiata africana e la prima musulmana ad indossare l’hijab al Congresso. Una sorta di vero e proprio incubo per Donald Trump, uno schiaffo diretto e preciso in un nervo scoperto.
Antonio Delgado, invece, sarà il primo ex-rapper ad entrare nel Congresso. Naturalmente, la personalità è insigne. Infatti, Delgado è un avvocato aziendale, laureato in giurisprudenza ad Harvard, e da sempre si batte per i temi della disparità sociale, come tutti i suoi colleghi musicanti.
Infine, Sharice Davids rappresenta una nuova battaglia da contrastare per Trump, in quanto è la prima nativa americana LGBT al Congresso. L’attivista 38enne, avvocato e new entry della politica, ha già raccolto l’attenzione a livello nazionale.
Democratici alla riscossa, direbbe qualcuno. La sedia di Trump non ha mai traballato così tanto, il populismo non ha mai avuto consensi così bassi. Che questo serva da ispirazione anche per la sinistra italiana, da sempre più avvezza agli sguardi americani che a quelli europei? Vedremo.
C’è solo Ocasio-Cortez?
Domanda legittima da farsi. Parlando delle new entry, la cosa che è subito saltata all’occhio è come, in realtà, non ci sia un’effettiva sovrabbondanza di leader. Certo, sono tutte “facce nuove”, ancora in cerca di tempra e molti dei quali sono alla prima esperienza politica. Ma nessuno ha la stessa intraprendenza e lo stesso ritmo della Ocasio-Cortez.
Alexandria Ocasio-Cortez, dunque, si pone come il capo di un movimento completamente nuovo, ancora in crescita e che ha urgenza di personalità, per contrastare Trump. La multiculturalità può essere un’ottima base di crescita, basata non più sulla discriminazione razziale, ma sulla competenza effettiva e sull’attitudine politica.
Siamo di fronte ad una nuova sinistra americana? Troppo presto da dire, troppi grandi restano i dubbi. Ma le basi ci sono tutte.
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