Governo, Renzi chiede un “patto alla tedesca” per restare
Matteo Renzi dopo l’incontro con il premier Conte chiede un patto alla tedesca per restare, lo stesso chiesto da M5S e Lega e duramente criticato
Renzi non ci sta a restare fuori dai giochi politici. Dopo i lunghi attacchi, specialmente sulla piattaforma di Facebook, dove chiedeva a gran voce la riapertura di negozi anche con la disapprovazione di esperti e scienziati. Ora sono altri i nodi che dovranno districarsi: un patto che garantisca la posizione del suo partito Italia Viva, la mozione di sfiducia verso il ministro Bonafede e la proposta della ministra Bellanova. Per ora lo scontro sembra placato come afferma lo stesso “se Conte fa le cose giuste, vada avanti“, ha detto.
Il patto alla tedesca
“Non ho un problema personale con lui, il mio problema sono le cose da fare per l’Italia. Al premier proponiamo di stilare un contratto di programma alla tedesca per chiarire dove vogliamo portare l’Italia: quale politica industriale, quali interventi per la famiglia, come lavorare sulla scuola”. Ma più che di una proposta, si tratta di una condizione per restare al governo: “Sta arrivando un temporale, per l’Italia sarà durissima. Migliaia di aziende chiuderanno, migliaia di persone perderanno il lavoro. Dico al presidente Conte: se vuoi che continuiamo a sostenerti, apriamo insieme l’ombrello”.
Ma questo patto alla tedesca fu già proposto nello scorso esecutivo Conte I. È lo stesso contratto alla tedesca che avevano usato Lega e M5S per formare il governo Conte 1 e che il PD (con ancora dentro Italia Viva) non ha voluto al momento di fare il patto con i 5 stelle. Uno strumento contestato più volte dagli stessi renziani, tanto che, solo a fine novembre su LA7, la capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi aveva detto: “Ho pensato che fosse un errore e che fosse sbagliato, anche dal punto di vista costituzionale, parlare di contratto quando lo hanno fatto Lega e M5S, e continuo a pensarlo oggi, anche se lo facessero PD e Movimento 5 Stelle.” È noto che i politici abbiano la memoria breve ma questo patto potrà costare caro al partito di Renzi che ancora oggi oscilla solo al 3% il gradi di gradimento degli italiani.
La mozione di sfiducia nei confronti di Bonafede
Il caos all’interno delle carceri non è mai stato così drammatico dopo che con il provvedimento del 21 Aprile il ministro Bonafede ha permesso la scarcerazione di numerosi boss. Salvini e il centrodestra compatto richiedono una mozione di sfiducia. Renzi, nell’intervista rilasciata alla Stampa, commenta così: “Aspettiamo di vedere cosa c’è scritto e come Bonafede intenda replicare. Ma sia chiaro che per noi il problema non è Bonafede, ma la sua linea. Poi vorrei capire perché ci sono state queste scarcerazioni: gli italiani in casa e il Dap fa uscire i boss? Cercheremo di capire.”
Il suo obiettivo per ora non è la crisi: “Io credo che la crisi non ci sarà“, ha detto sempre a La Stampa, “ma se qualcuno pensa di utilizzare l’evocazione del voto per farci stare zitti e buoni sappia che hanno sbagliato destinatario”. In caso di crisi, “il compito del Capo dello Stato è verificare se esista o meno un’altra maggioranza. Decide il Parlamento e il Colle prende atto. In Italia funziona così. Poi ovviamente spero che non ci sia bisogno di una crisi”.
La proposta della ministra Bellanova
Tra i nodi che il Governo Conte dovrà sciogliere c’è anche quello delle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri, proposta sulla quale la ministra Teresa Bellanova la quale ha anche minacciato le dimissioni se la sua proposta non sarà accolta. “Non avrà bisogno di dimettersi”, ha detto Renzi, “perché la sua è una proposta di buon senso e sarà accolta”. E quindi ha criticato il “silenzio pressoché totale” di “una parte del PD”.
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