The 100, Nevermore 3×11 – Analisi e Curiosità

Eccoci tornati con il consueto appuntamento con The 100. Con l’aiuto di Clarke, Raven si libera finalmente della presenza di Alie, che indispettita dichiara guerra agli Skaikru

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Eccoci tornati con Nevermore, undicesima puntata della terza stagione di The 100. L’episodio vede come protagonista Raven e i tentativi da parte di Clarke e compagni di liberarla dalla presenza ossessiva di Alie, ormai in pieno controllo di tutte le sue capacità, motorie e cognitive. Dopo numerosi tentativi, riescono ad ”esorcizzarla” anche grazie all’aiuto di Nylah, che gli fornisce l’ultimo braccialetto rimasto. Alie, indispettita, ordina la morte di tutti gli Skaikru non ancora entrati nella Città della Luce.

[dropcap]I[/dropcap]l ritmo di questa puntata è davvero molto veloce. Non era facile rendere la narrazione apprezzabile girando una puntata quasi interamente nello stesso luogo ( la casa di Nylah, ndr ), ma il regista è riuscito comunque a mantenere alta l’attenzione per tutti i 45 minuti. Inoltre la Città della Luce sembra ormai essere un elemento fondamentale di questa terza stagione.

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[dropcap]C[/dropcap]ome detto precedentemente, la puntata è stata girata quasi tutta nello stesso ambiente, di conseguenza la fotografia risulta monotona, ma comunque di spessore.

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[dropcap]L[/dropcap]e riprese di Nevermore sono nel complesso buone. In particolare il trattamento riservato a Raven e alla sua ”possessione” mi ha ricordato molto la scena de L’Esorcista e credo che il regista si sia in parte ispirato al film di Friedkin.

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[dropcap]I[/dropcap]l personaggio migliore di questa puntata è senza dubbio Clarke. Grazie a lei, Raven si libera della presenza di Alie e inoltre riesce anche a trovare un modo per liberare tutti dalla schiavitù della Città della Luce.

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[dropcap]I[/dropcap]l personaggio peggiore invece è ancora una volta Alie. Fa soffrire per l’ennesima volta Raven, e quando stanno per disconnetterla prova addirittura a far suicidare la giovane ingegnere. Speriamo solo che Clarke e gli altri riescano a porre fine alla sua ”vita”.

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