Era il 23 novembre del 1980 quando una violenta scossa sismica segnò le sorti del Mezzogiorno. Il terremoto dell’Irpinia, di magnitudo 6.8 (decimo grado della scala Mercalli), portò alla luce i gravi ritardi dell’Italia in ambito di protezione civile e prevenzione sismica.
Il sisma, rilevato in Irpinia a 30 km di profondità, tra le province di Avellino e Salerno, è stato registrato come uno dei più forti del Novecento in Italia.
Oltre 6 milioni le persone colpite in più di 680 Comuni, 70 dei quali furono completamente rasi al suolo. Le vittime quasi 3mila, gli sfollati 280mila, e oltre 360mila abitazioni vennero distrutte.
In alcune zone, i soccorsi arrivarono solo dopo 5 lunghissimi giorni, quando ormai, in molti casi, era troppo tardi. Si aprì da quel momento una pagina nera nella gestione del post-emergenza.
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