Una data di quelle da scolpire nella mente di tutti. Il 9 Maggio è, dal 1978, una ricorrenza nefasta per la democrazia dell’Italia intera. Questo è il giorno in cui Peppino Impastato fu fatto saltare in aria da una carica di tritolo per mano della mafia, che da anni il giovane militante di Democrazia Proletaria aveva preso di mira e cercava di combattere in maniera civile e pacifica. I resti del giovane furono sparsi dall’esplosione nel raggio di 300 metri. I testimoni narrano che questi poterono essere contenuti in due buste di plastica, quelle solitamente usate per la spesa al supermercato.
La mafia uccise prima l’attivista in un casolare isolato nella campagna di Cinisi. Successivamente lo fece saltare in aria. Fino a poco tempo fa, vi erano ancora tracce del suo sangue, che imbrattavano l’abbeveratoio per bovini al pascolo, oggi andato distrutto per mano di vandali che, senza alcun motivo, si spinsero all’oltraggio. Peppino Impastato proveniva da una famiglia mafiosa e la sua lotta al padre Luigi, allo zio e a Cesare Manzella, cognato del padre, ne fanno un eroe moderno.
Entrato in Lotta Continua, è a capo delle lotte dei contadini che erano stati espropriati delle loro terre per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo. Oggi, lì dove c’era la sua casa ha sede la Biblioteca comunale ed è oggetto di pellegrinaggio, unitamente al Centro. Un uomo di cui l’Italia avrebbe ancora bisogno.
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