Una conferenza per mettere fine ad un legame immortale: quasi due ore per dirsi addio, o forse arrivederci. Francesco Totti lascia la Roma dopo trent’anni, e lo fa con una conferenza colma di schiettezza e tanta amarezza.
Una città intera alla ricerca dei perché di una scelta sorprendente ma tutt’altro che improvvisata, e di un colpevole sul quale sfogare l’ennesima delusione della gestione a stelle e strisce del club giallorosso.
Anche l’attore e comico Carlo Verdone ha espresso profondo disappunto sulla vicenda, attraverso parole dure rilasciate al quotidiano Il Messaggero.
Un messaggio alla proprietà e ai suoi uomini, ritenuti i primi responsabili del caos scatenatosi attorno alle figure dirigenziali e all’addio di due bandiere simbolo della romanità come De Rossi e lo stesso Francesco Totti.
“Dalla società nessuno si esprime, si sente solo parlare di cessioni – spiega Verdone – Allo stato attuale bisognerebbe fare una comunicazione rassicurante e non generica. Io, più della rabbia dei tifosi, mi preoccuperei del disamoramento che è già in atto e che li allontana dallo stadio per disperazione”.
Un presidente distante e mai davvero in simbiosi con l’ambiente: “Non si può fare tutto per telefono da Londra e non si può governare da Skype una cosa così importante”.
L’attore romano, poi, evidenzia come il potenziale di Totti come dirigente non sia stato compreso e sfruttato a dovere, spingendo il Pupone alla decisione più difficile.
“Evidentemente, o non condivide la linea della società o non si sente completamente a suo agio con questa dirigenza e, quindi, c’è da rispettarlo – spiega Verdone, che poi continua – Poteva essere molto utile, è cresciuto, è stato un po’ il motivatore della Roma e di cose di calcio ne conosce. Mi dispiace vedere andare via una figura così importante e simbolica”.
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