Alessandro Zan a Verissimo: l’uomo oltre il politico
Alessandro Zan durante la puntata di Verissimo: il volto di un politico umano che si racconta al pubblico, tra paure ed amore
Alessandro Zan entra in studio sorridente, umano, fiero e a testa alta. Il suo volto si rivolge immediatamente alla presentatrice, quasi a volersi mostrare nudo, in tutta la sua interezza ed è proprio così che, come un fiume in piena, inizia a disvelarsi, a farlo con la sua proverbiale delicatezza:
“La mia storia è stata quella di un attivista gay che ha avuto anche una vita molto intensa e anche molto difficile e che voleva dare un contributo per aiutare le persone che ancora oggi sono discriminate, sono oggetto di violenza, di bullismo […]. C’è anche una responsabilità molto forte perché la stragrande maggioranza di questo paese sostiene questa legge, soprattutto le nuove generazioni che vogliono vivere in un paese migliore e che vogliono lottare per vivere in un paese migliore. Questo mi rende orgoglioso ma mi dà anche tanta responsabilità”.
In questa puntata la Toffanin si concentra maggiormente sul lato umano di Alessandro e su ciò che davvero si anima nel suo cuore.
Alessandro Zan: l’uomo oltre il politico
Alessandro Zan ha avuto il coraggio di essere sé stesso in un mondo che non è pronto all’autenticità, che non è pronto alle esternazioni. Cresce con la sua famiglia, con la mamma Clara ed il padre Lamberto, con il quale vive lo scontro esistenziale ed intrapersonale più duro della sua intera esistenza. Una sera il giovane politico, all’epoca insegnante di informatica, decide di fare coming out con la sua famiglia. Zan capisce che fa parte di una collettività, viene al mondo nella propria anima e nella propria coscienza la politica, che sarà poi l’amore della sua vita.
Nel piccolo Alessandro, nella sua natura individuale e silenziosa, si anima sempre di più la voglia di entrare in contatto con gli altri. Il suo obiettivo fondamentale è evitare che gli altri soffrano come ha sofferto lui. Proprio il suo impegno nelle battaglie per difendere i diritti di tutti lo porterà in Parlamento nel 2013 fino ad arrivare a proporre un disegno di legge che porta il suo nome e che, nonostante le polemiche e la recente bocciatura in Senato, vive e risveglia la coscienza politica di ogni singolo essere umano. La perseveranza e tanto coraggio sono gli strumenti capaci di cambiare anche le situazioni più difficili e così, quando cinque anni fa sua padre scompare, Alessandro vive il riscatto più grande: averlo sentito vicino.
Forse è proprio grazie a questo fondamentale cambio di prospettiva che Alessandro continua a vivere con un sogno: quello di vivere l’Amore senza alcuna paura.
Alessandro Zan: la mia omosessualità tra paura e silenzi
L’attivista padovano, a proposito del suo libro “Senza paura” parla di tutte le situazioni in cui si è sentito solo, perso ed indifeso: “Ho conosciuto la paura quando mi sono reso conto di essere gay. Quando ero più piccolo non era un’opzione possibile nella società in cui vivevo perché in famiglia non se ne parlava, anzi capivo che questo non era un aspetto accettato. Anche in classe i miei compagni facevano battute pesanti ed omofobe ed io dovevo stare nascosto. [..] Non era colpa loro, erano stati programmati così, in quel contesto culturale. Fare coming out mi avrebbe condotto automaticamente ad essere preso in giro. Non c’era un posto per me in quella classe e in quella società. L’unica possibilità che avevo era nascondermi, stare in silenzio e non rivelare a nessuno quello che era il mio segreto. È stato così per molti anni ed è stato molto doloroso perché avere paura ti rende indifeso e, invece, non avere paura ti rende libero ed è per questo che ho voluto dare questo titolo al libro”.
Il politico, poi, rivela il momento preciso in cui ha capito di essere omosessuale: “L’ho capito molto presto perché fa parte dell’identità della persona, non lo scegli tu. Non scegli tu di essere gay, nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale. Gli omossessuali sono sempre stati stigmatizzati, discriminati negli anni e nei secoli. Questo l’ho vissuto anche io, sulla mia pelle. Quando mi sono reso conto di esserlo, non potevo dirlo a nessuno. Qualche anno fa era molto più difficile: non c’erano i Pride, non c’erano le serie tv, non c’erano i Social e, dunque, mi sembrava davvero di essere l’unica persona al mondo.”
Alessandro Zan: “Sono stato vittima di bullismo”
“Io ho subito del bullismo e la cosa strana è che da adulto l’ho un po’ rimosso perché è forse la tua mente che rimuove le cose dolorose. Anche scrivendo un libro ho ripercorso un po’ le tappe della mia gioventù, della mia giovinezza ed ho rivisto, ho ricordato di essere stato bullizzato nei modi più abituali: le battutine, le risatine, mi bucavano le ruote della bicicletta, mi davano anche dalla “femminuccia” perché questo era un modo, un epiteto che veniva adoperato nei confronti dell’omosessualità e, ovviamente, tutte queste cose fanno male. Quelle parole, infatti, sono delle pietre, delle ferite”.
Alessandro Zan e la sua adolescenza negata
Nel suo libro, a tal proposito, si esprime così: “Nel grande disegno della vita succede di perdersi l’adolescenza per i motivi più diversi: carattere, salute, problemi familiari. Io persi la mia perché ero gay[…]. Alla scuola media non sapevo niente del mondo che mi aspettava, ma ne sapevo abbastanza da capire che se avessi parlato della cotta che avevo per il mio compagno di banco, avrei ricevuto eterna derisione, esclusione, probabilmente anche dei pugni. Tutti attorno a me avevano un amore, delle relazioni mentre io rimanevo un estraneo, un passeggero di terza classe, senza cabina né voce”.
Poi, durante l’intervista afferma, commosso:
“L’adolescenza è un momento difficile perché sei nel mezzo della crescita, stai passando dall’infanzia all’età adulta e lì scopri l’amore, le prime cotte, la necessità di scambiarti dei bigliettini. Non c’era lo smarthphone e l’unico modo era scambiarsi dei bigliettini, dei cuori come fanno gli adolescenti. Io non potevo farlo”.
Alessandro Zan : il mio coming out in famiglia
-Il coming out con sua sorella
“Non ero ancora pronto. Ci siamo trovati casualmente in bagno, io mi stavo lavando le mani e lei si stava pettinando. Aveva 14 anni, io quasi 20 ed in modo spavaldo mi disse: “Guarda, Alessandro, che se sei gay per me non è un problema, puoi pure dirmelo. Io sono rimasto così, mia sorella era molto più avanti di me ed era tranquilla su questo, aveva capito. Io non ero ancora pronto per fare questo passo”.
-Il coming out con la mamma
“Tornavo dall’Inghilterra dopo un anno. Le ho detto, siccome ero iscritto ad un’associazione gay: “Sai, mamma, organizziamo un incontro ed io faccio parte di questa associazione”. È stato un modo indiretto per dirle che ero gay e si può dire che quello è stato il mio primo coming out. L’ho detto alle persone vicine. Mia madre dovette sedersi un attimo dopo questa dichiarazione, ma alla fine mi è sempre stata vicina. Con mio padre, invece, fu una tragedia. Mia madre mi ha trasmesso la gentilezza. In politica non troviamo molta gentilezza. Penso che questo sia un valore molto importante e spero di averlo ereditato e meritato”.
Alessandro Zan: il rapporto con mio padre
“Mio padre era cresciuto in una famiglia particolarmente tradizionale. Aveva vissuto un’infanzia molto difficile: suo fratello era morto, molto giovane, a causa di un incidente in moto. Lui aveva questa paura di tutto e pensava, dato che era cresciuto in un determinato contesto culturale, che l’omosessualità fosse una malattia, qualcosa di sbagliato. Quando gliel’ho detto è stata proprio una tragedia, si è messo le mani in faccia e ha detto: “Io non capisco più niente”. Si è seduto, non mi ha picchiato ma era molto agitato. Mio padre non mi ha mai picchiato, c’è sempre stato un grande sentimento d’affetto però da quel momento non ci siamo più parlati. Vivere a casa con tuo padre che non ti parla, in un clima molto brutto, molto rigido, pesante non è stato semplice. Ho deciso, così, di andar via di casa e di continuare a studiare. Allora ero studente di ingegneria e ho cominciato a lavorare come cameriere. La sera insegnavo informatica. Una volta mi sono ritrovato a non avere nemmeno cinque euro per andare in farmacia e comprarmi un’aspirina. Questo perché dovevo badare a me stesso, pagare le tasse universitarie, tutto. È stato un momento difficile ma necessario perché uscire di casa è stato un modo per dividerci ma per poi unirci e trovare un punto di vicinanza”.
Alessandro Zan: il rapporto ritrovato con mio padre
“Mio padre è stato male per molti anni, una malattia lunghissima. Alla fine, un anno prima di morire, ci siamo ritrovati e mi ha anche detto :“Quand’è che ti sposi con un uomo?”. Aveva accettato ciò che ero e sono, c’è stato un avvicinamento molto intimo, molto profondo”.
Nel suo libro, Zan parla così del padre:
“Lamberto Zan è stato un uomo che ha guardato l’omosessualità come una malattia da curare. […] Ma, quando sono diventato parlamentare per la prima volta, nel 2013, durante le campagne elettorali ha distribuito volantini con il mio nome e per le mie battaglie per i gay.[…]Ho avuto la sensazione che avrebbe voluto capirmi più di quanto sia riuscito a fare”.
Poi continua a pronunciarsi durante l’intervista:
“L’ho perdonato. Lui mi ha sempre voluto molto bene e mi è stato vicino. Anche se c’era questa differenza culturale, lui ha fatto poi un percorso interiore. Il fatto di poter avere un figlio gay non era nelle sue previsioni. Quando si è confrontato con questo aspetto, dopo una prima reazione di rabbia, ha iniziato un suo percorso individuale che l’ha portato a capire, ad informarsi, ad accettarlo e a capire che questa è una cosa naturale come tutte le altre. Lui aveva vissuto in una società che non prevedeva questo. La vedeva una cosa per la quale nascondersi. Lui aveva capito che il figlio era stato costretto a nascondersi semplicemente per quello che era ed ha cercato, così, di rimediare e di starmi vicino. Si è persino impegnato per la mia battaglia elettorale, distribuiva volantini, anche andando nei luoghi in cui venivano fatte le battutine. Lui, con grande orgoglio, diceva: “Mio figlio, che è gay e si batte per i diritti degli altri, si candida al Parlamento ed io lo voglio sostenere”. Questo è stato il regalo più bello che mi ha fatto.”
Alessandro Zan e l’amore
“In questo momento non ho un compagno, anche per via degli impegni lavorativi che mi portano via molto tempo però la speranza di innamorarmi e di vivere con una persona c’è sempre. Chissà, speriamo capiti presto”.
Alla fine Zan, parlando delle sua battaglia contro l’omotransfobia si emoziona e la Toffanin afferma: “Non volevo farti emozionare però è bello vedere l’emozione in un uomo”.
Alessandro Zan rappresenta l’incarnazione perfetta del volto umano della politica, una politica che mira ad esaltare valori fondamentali quali l’uguaglianza, la giustizia, l’amore in ogni sua meravigliosa forma. Amare non può mai essere un errore, è l’unica cosa che ci rende umani e ci fa sentire vivi.
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