30 Marzo 2019 - 13:36

American Gods 2: quando il disastro è annunciato

American Gods 2

American Gods 2 è sbarcata su Prime Video lo scorso 8 Marzo. La serie cambia completamente i suoi connotati, e non certamente in senso positivo

Si parlava di lei come del prodotto di punta di Amazon Prime Video. E, in effetti, con la prima stagione aveva confermato di essere una serie intraprendente, bizzarra, alternativa ma con un ottimo gusto. Invece, American Gods 2, la seconda stagione dello show, contrasta tutto quanto di buono era stato ottenuto con la prima ottima stagione.

Gran parte del disastro è avvenuto per una serie di mancate circostanze che avevano reso entusiasmante la prima serie. Soprattutto, però, a frenare l’entusiasmo dei fan è stato in particolare un fattore. Infatti, se la prima stagione ha goduto del rilascio tutto in una volta, in modo da rendere la sua visione più compatta, questa volta Prime Video ha puntato sul fattore “settimana per settimana“, decidendo di rilasciare le puntate in più tranche.

Il risultato è davvero controproducente. Infatti, American Gods 2, con la sua trama davvero intricata e piena di bizzarri colpi di scena, di un’infinità di personaggi e di situazioni parallele, diventa davvero un casino da seguire. Il suo ritmo sincopato, degno del binge-watching, meritava ovviamente il rilascio “all-in-one” della serie.

Invece, gli sceneggiatori, i produttori e i creatori della serie hanno optato per la soluzione “once-a-week“, distruggendo un ottimo giocattolo. Oltretutto, la stessa sceneggiatura risente del drastico “cambio di produzione” messo in atto giusto prima di cominciare le riprese. Bryan FullerMichael Green sono stati infatti licenziati, e con loro se ne sono andate anche Gillian Anderson e Kristin Chenoweth, che erano state due perni della prima stagione.

Dunque, naturalmente, non si partiva già coi favori del pronostico. Ma, oltre ciò, sono subentrati anche altri fattori nella “disfatta”. Fattori che esamineremo con ordine e che hanno contribuito a snaturare lo show.

Amore e guerra

Il concetto che un gigante dei fumetti come Frank Miller ha usato per uno dei suoi Daredevil può valere anche qui, in American Gods 2. Infatti, lo scenario della seconda stagione si colloca nel bel mezzo di una guerra tra vecchie e nuove divinità. Le prime sono capitanate da Mr. Wednesday/Odino (un gigante Ian McShane, come sempre), mentre le seconde dalla buon Media (Gillian Anderson prima e Kahyun Kim ora nel ruolo di New Media), Tecnologia (Bruce Langley come Tech Boy), Cultura Pop e Big Data.

Nel bel mezzo di questa guerra si ritrova il malcapitato protagonista, l’ex detenuto Shadow Moon (Ricky Whittle), insieme alla sua defunta (e ora tornata in vita) moglie Laura (Emily Browning), con cui rivive il rapporto amoroso. Insieme a Mr. Wednesday e al mitico leprecauno Mad Sweeney (un sempre in forma Pablo Schreiber), affronteranno l’ira dei nuovi dei, scatenatasi dopo lo scontro alla tenuta di Ostara.

Un mix di amore e guerra. Questo è American Gods 2.

Confusione

Come detto a più riprese, American Gods 2 soffre del cambio di rotta. Diventa quindi uno show che piace per la sua bizzarria, ma che non convince per i suoi continui grovigli di trama. Gli stessi spettatori resteranno basiti e rinunceranno poi a cercare un filo conduttore, una logica negli eventi.

American Gods 2 si può riassumere così. Una torta dall’impianto visivo semplicemente spettacolare (pieno, però, di effetti speciali), il cui ripieno è davvero insipido. A soffrire per tutto ciò sono anche i protagonisti della serie, soprattutto il personaggio di Shadow Moon (Ricky Whittle).

Rispetto al libro, infatti, Ricky Whittle si adagia su stili troppo interlocutori e su sguardi troppo “stupidi” e basiti che disorientano lo spettatore. Quest’ultimo non riesce proprio ad entrare in empatia con Shadow Moon, anche per via della mancanza di un adeguato background del suo passato.

Nel libro di Gaiman, Whittle era un detenuto che non aveva nulla da perdere, un perfetto soldato nelle mani di Mr. Wednesday, duro e combattivo. Qui, invece, sembra davvero troppo arrendevole, mettendo in risalto gli altri e non sé stesso.

Gli ingredienti si mischiano, senza però trovare un nesso. La seconda stagione risulta povera di dialoghi (grave difetto, quando il tema è mistico), con un ritmo lento, trascinato, che concilia quasi il sonno allo spettatore. Sceneggiatura, dunque, davvero scritta male.

Non basta un impianto visivo davvero meraviglioso a scongiurare la delusione. Il contenuto non è all’altezza, e la verità è che, con tutte le incertezze di produzione, la cosa migliore da fare sarebbe “chiudere baracca“.