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Degli annunci presi a campione per l’Italia, solo il 4% riporta la retribuzione, la stessa percentuale la si ritrova in Spagna. Leggermente più virtuosa la Francia, che presenta la Ral ben chiara solo nel 6% degli annunci selezionati, mentre il fanalino di coda è rappresentato dalla Germania, in cui l’indicazione del salario non è presente in nessuno degli annunci analizzati. È quanto emerge da una ricerca pubblicata a luglio dall’agenzia per le risorse umane Reverse.
Entro il 2026, tuttavia, gli Stati membri dell’Unione europea dovranno recepire la direttiva che obbliga a comunicare la Ral prima del colloquio. La nuova direttiva sulla parità di stipendi e sulla trasparenza retributiva negli annunci di lavoro (2023 del 970), approvata dal Parlamento europeo il 30 marzo scorso e pubblicata a maggio sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, renderà obbligatoria per le aziende che cercano nuove risorse l’indicazione della Ral (cioè la retribuzione annua lorda) direttamente nelle offerte entro i prossimi tre anni.
Una novità che dovrebbe aiutare a combattere il gender pay gap, ovvero la differenza di retribuzione (a parità di mansione) tra uomini e donne. La direttiva stabilisce inoltre il divieto di chiedere ai candidati informazioni sulla loro retribuzione precedente. Le aziende con più di 250 dipendenti dovranno poi presentare un report annuale e prendere provvedimenti se il gender pay gap supera il 5%.
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