16 Gennaio 2021 - 17:40

Azerbaigian, un nuovo aeroporto nel Karabakh liberato

aeroporto chicago

Avviata in Azerbaigian la costruzione di un nuovo aeroporto nel Karabakh, regione liberata dopo quasi trent’anni di occupazione armena

In Azerbaigian è stato dato il via alla costruzione di un nuovo aeroporto. La struttura, insieme ad una nuova autostrada, sorgerà nel distretto di Fuzuli nel Karabakh liberato dopo quasi trent’anni di occupazione armena.

Giovedì 14 gennaio è stata posata la prima pietra dell’autostrada Fuzuli-Shusha al chilometro 27 (miglio 17), da parte del presidente Ilham Aliyev. L’aeroporto internazionale di Fuzuli avrà una pista di 2,8 chilometri (1,7 miglia) che dovrebbe vedere la luce in quest’anno, e dovrebbe essere dotato di infrastrutture secondo gli standard internazionali.
Questo è un progetto molto importante per lo sviluppo delle nostre regioni liberate” ha affermato Aliyev, che ha sottolineato l’importanza della struttura nel facilitare l’arrivo di visitatori stranieri a Shusha. Accompagnato dalla first lady Mehriban Aliyeva e dalla loro figlia Leyla, il presidente ha infatti visitato proprio nei giorni scorsi Shusha, la capitale culturale dell’Azerbaigian, anch’essa liberata dalle forze armene. “Sono iniziati i lavori per ripristinare la città di Shusha, ripristinare il suo aspetto storico, nonostante siano passati solo due mesi dalla fine della guerra“.

Aliyev ha inoltre specificato che un secondo aeroporto internazionale sarà costruito su terre liberate nei distretti di Kalbajar o Lachin.

L’occupazione armena

La regione di Shusha riceverà un’attenzione particolare e grande protezione da parte del Governo per scongiurare una nuova occupazione: “Ovviamente, d’ora in poi dobbiamo proteggere Shusha come la pupilla di un occhio. I nostri soldati, i nostri eroici figli proteggeranno Shusha in modo che il nemico non osi più guardare in questa direzione“, ha dichiarato il leader, che insieme alla sua famiglia ha visitato anche le moschee Saatli, Yukhari Govharagha e Ashaghi Govharagha. Durante l’occupazione, sono stati distrutti i siti religiosi nelle terre liberate e devastate 67 moschee.

I rapporti tra le ex repubbliche sovietiche di Armenia e Azerbaigian sono tesi dal 1991, quando l’esercito armeno occupò il Nagorno-Karabakh – internazionalmente riconosciuto come territorio azero – e sette regioni adiacenti. Quando sono scoppiati nuovi scontri il 27 settembre 2020, l’Armenia ha lanciato attacchi contro i civili e le forze azere e ha violato gli accordi di cessate il fuoco umanitario. Durante il conflitto di sei settimane, l’Azerbaigian ha liberato diverse città e quasi 300 insediamenti e villaggi, mentre almeno 2.802 dei suoi soldati sono stati uccisi.

I due paesi hanno firmato un accordo mediato dalla Russia il 10 novembre 2020, per porre fine ai combattimenti e lavorare verso una risoluzione globale. Il cessate il fuoco è visto come una vittoria per l’Azerbaigian e una sconfitta per l’Armenia, le cui forze armate si sono ritirate in linea con l’accordo. Violazioni, tuttavia, sono state segnalate nelle ultime settimane, con soldati armeni che, secondo quanto riferito, si nascondevano nell’enclave montuosa.