Kobe Bryant si ritira dal basket giocato, l’ultimo morso del Black Mamba
Il Black Mamba Kobe Bryant dopo la sua ultima partita con gli Utah Jazz abbandona definitivamente il basket giocato. Dopo cinque titoli NBA, due ori alle Olimpiadi e 2 premi Mvp delle Finals si ritira l’erede di Jordan e la leggenda degli anni 2000
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Sguardo rabbioso, movenze da funambolo, tiro mortifero e doppia finta immarcabile.
Sono queste le caratteristiche che maggiormente si ricorderanno di Kobe Bryant, storica guardia dei Lakers appena ritirata dal basket giocato.
L’ultima partita ormai è andata ma il risultato non conta, per l’ultima volta lo Staples è stato tutto per lui, per il suo ultimo guizzo, per la sua ultima magia.
Il Black Mamba, più volte definito l’erede di sua maestà Michael Jordan (che Bryant a quasi eguagliato in vittorie con ben 5 anelli NBA; 6 per MJ), pone fine alla sua carriera dopo una l’ennesima stagione disastrosa (ultimo posto ad Ovest ed una pick 3 al Draft da “proteggere”) con i suoi amati Lakers.
I primi passi sul parquet li muove proprio in Italia dove al seguito di papà Joe (amatissimo a Reggio Emilia) si fa subito notare fra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia.
Il suo approdo a quel famoso Draft del 1996 non è del tutto entusiasmante: Bryant non è dato fra i primi dieci giocatori e il suo interesse e relegato a realtà in costruzione e speranzose di “beccare” lo steal di turno.
Quel ragazzino dallo sguardo vispo, però, attira anche GM di altro calibro quali quel Jerry West, ex stella dei Los Angeles che “furono”, che , grazie ad un vero e proprio “colpo da maestro”, riesce a strappare la guardia ai Charlotte Hornets (che lo avevano scelto alla tredici) in cambio del veterano Vlade Divac.
Kobe, cogliendo la fortunata coincidenza, decide di esprimersi al massimo e in breve tempo diventa l’idolo dello Staples Center e l’incubo degli avversari.
Le soddisfazioni non tardano ad arrivare quando, complice l’arrivo fra i giallo-viola del duo Jackson (già allenatore e pluricampione con i Bulls di Jordan) e Shaquille O’Neall, inizia a mostrarsi veramente per quello che è.
La vittorie, e la crescita cestistica, continuano a circondare il mondo di Kobe tanto da “meritarsi” il soprannome di Black Mamba, serpente scuro dal morso veloce e letale.
Dopo l’esperienza con il nucleo storico del “three-peat”, diventa il perno dei lacustri sfiorando, addirittura, l’impresa di Jordan&co di ripetere le gesta messe a segno nel periodo 2000-2002.
Nelle stagioni successive (prive purtroppo di vittorie) continua a guidare la sua squadra da capitano in campo e fuori.
L’ultimo periodo, il peggiore della sua carriera, coincide con il suo declino sportivo e soprattutto fisico che lo porta, con l’annuncio ad inizio stagione, ad appendere le “scarpe al chiodo”.
La leggenda degli anni 2000 lascia i parquet NBA per la “vita mondana” ma le sue splendide giocate rimarranno stampate nella mente dei tifosi e degli appassionati.
“Non importa quanto segni. Quello che conta è uscire dal campo felice.” (Kobe Bryant)
Ciao Black Mamba
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