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“Bolgia totale”, il noir che percorre i meandri della solitudine

Si ispira al genere poliziesco degli Anni 70 il film indipendente di Matteo Scifoni, che con “Bolgia totale” fa il suo esordio dietro la macchina da presa

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Un ispettore alcolizzato che insegue uno spacciatore affetto da disturbo antisociale della personalità. Due anime divise dalle differenti classi sociali, ma unite nella disperazione della solitudine. È su questo intreccio narrativo che si basa “Bolgia totale”, l’opera prima del regista romano Matteo Scifoni che ad aprile si è aggiudicata il premio come miglior film italiano indipendente al Gold Elephant World di Catania.

Giorgio Colangeli in una scena di “Bolgia totale”

Scifoni ambienta la sua storia in una Roma cupa, degradata, sullo sfondo dei capannoni industriali nelle zone periferiche poco raccomandabili; in questo clima di microcriminalità, l’ispettore Quinto Cruciani, interpretato da un sempre più convincente Giorgio Colangeli (di recente è apparso in molti film, tra cui “Marpiccolo” e “Tatanka”), vive la sua vita in pieno stile Bukowski (non rinunciando alla birra neanche a colazione), irriso dai colleghi e soffocato dai debiti, nell’eterna incomprensione con le donne che più ama: sua figlia, con la quale ha un rapporto burrascoso alimentato anche dai dubbi sui suoi orientamenti sessuali e la sua donna, di cui è l’amante, che sospetta di aspettare un figlio proprio da lui.

Michele Loi, invece, interpretato dal promettente Domenico Diele (fu molto apprezzata la sua qualità recitativa in “ACAB”), è un giovane delinquente che soffre di disturbi psichici e doppia personalità che lavora per conto di Felix “il polacco” (Ivan Franek); appassionato del cinema western di Sergio Leone, tanto da citare una battuta del celebre “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966) nelle scene iniziali del film, viene arrestato durante un’operazione antidroga.

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È in questo momento che le loro solitudini s’incontrano; Cruciani, vessato dal corrotto ispettore capo Bonanza (gli presta il volto Gianmarco Tognazzi) per la sua inettitudine, deve sorvegliare Loi ma, ormai vecchio e stanco, se lo lascia scappare. Così, in 48 ore di tempo a disposizione, deve riuscire a trovare il piccolo criminale che intanto sogna la fuga a Porto Rico tentando di portare con sé una spogliarellista albanese muta di cui si è invaghito da sei mesi.

Ancora Giorgio Colangeli in una scena del film. Il suo personaggio, l’ispettore Quinto Cruciani, somiglia fisicamente e per lo stile di vita sregolato allo scrittore Charles Bukowski

Ambientazioni tetre, dialoghi serrati e poco più di un paio di scene brutali sono gli ingredienti di questo buon noir, che a volte risulta un po’ macchinoso. Sostanzialmente, però, la pellicola è valida; risulta molto interessante il personaggio di Michele Loi, un’anima inquieta dagli istinti violenti ma dal cuore gentile che dialoga con il proprio inconscio e cerca una dimensione nel mondo, conducendo sul lastrico la sua esistenza. Paradossalmente, la dizione perfetta dell’attore Domenico Diele rende meno credibile la veridicità del personaggio, tranne quando con la sua voce pulita tenta di rimediare alle sue nefandezze.

D’altro canto, Giorgio Colangeli ha avuto finalmente un altro ruolo da protagonista, dopo “Se chiudo gli occhi non sono più qui” (2013); l’attore romano, approdato tardi sul grande schermo, si è distinto brillantemente nei ruoli che ha affrontato nelle pellicole precedenti e anche stavolta la sua interpretazione si è rivelata impeccabile, dimostrando di essere uno degli attori italiani più capaci e sottovalutati, riuscendo ad incollare lo spettatore anche in “Bolgia totale”, che per la struttura del soggetto si ispira al poliziesco all’italiana degli Anni 70. Da vedere soprattutto per gli appassionati del genere.

FRASI DAL FILM

“Ho le emorroidi come due melograni, ho 60 anni e ieri ho avuto un infarto, ho una figlia che credo sia lesbica e una donna che aspetta un figlio ma non so neanche se è il mio, rischio il lavoro e passo tutto il giorno a cercare uno stronzo come te”

“Non c’è spazio per quelli come me. E neanche per quelli come te. Siamo uguali noi due, è una questione di sopravvivenza”

GIUDIZIO: ***

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Redazione ZON

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