Già da diverso tempo si è fatta concreta l’ipotesi di un’uscita del Regno Unito dalle UE senza nessun accordo. Uno scenario che in molti vorrebbero evitare, in primis i britannici che dovrebbero così temere la reazione dei mercati e la perdita di potere contrattuale a livello continentale.
Una delle questioni ancora aperte, tuttavia, è cosa fare con il confine nordirlandese. Il mercato unico ha infatti reso molto più fluido questo confine, che oggi viene attraversato quotidianamente da migliaia di cittadini e lavoratori. Con la Brexit, però, questa situazione potrebbe cambiare. Gli accordi di pace del 1988 stabiliscono l’assenza di un confine duro tra Repubblica d’Irlanda del Irlanda del Nord, e nessuna delle due parti sembra intenzionata a rinunciare a quel principio. Di conseguenza, il tema crea enormi problemi ai negoziati per la Brexit.
In assenza di una soluzione, Bruxelles sostiene il mantenimento dell’Irlanda del Nord nell’unione doganale e nel mercato unico europeo. Questa proposta non incontra ovviamente il favore di Londra, dato che comprometterebbe l’integrità territoriale del Regno Unito, creando una barriera amministrativa tra l’Irlanda del Nord e il resto del paese.
Le trattative per la Brexit, attualmente, stanno creando enormi problemi a Theresa May, sempre più isolata nella politica UK, con un Labour che incalza e che potrebbe addirittura sostenere un secondo referendum, e un Partito Conservatore che mette sempre più in discussione la sua leadership nel partito e nel governo.
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