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Bullismo, lettera aperta: “Non c’è nulla di male nell’essere sensibili”

Ancora una vittima di bullismo. Questa volta si tratta di uno studente universitario, bersagliato da una gang di bulli sul treno regionale da Trento a Bolzano. Dopo l’amara esperienza, il ragazzo scrive una lunga lettera e la fa recapitare alla redazione di Altoadige.it.

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La lettera contro il bullismo: “Mi avete aggredito, ma i deboli siete voi”

“È successo. È successo anche a me di essere molestato da un gruppo di ragazzi (o meglio dire ragazzini visto che il più piccolo del gruppo sembrava avere 14 anni) in treno, di ritorno da una settimana intensa all’università. Ma non scrivo questa lettera con l’intenzione di giudicare, come troppo spesso ci capita di fare di fronte a eventi di questo genere.

Non lo farò, perché ho scelto come materia di studio la psicologia, una materia che mi spinge, a volte con veemenza e testardaggine, a cercare di comprendere le persone. Rischierei di finire in una pericolosissima incoerenza se giudicassi voi (ragazzi) a priori, senza pormi delle domande sul vostro comportamento.

Ed è per questo che ho deciso di scrivere questa lettera, che ho inviato al giornale, ma che indirizzo personalmente ai ragazzi in questione, nella speranza che venga letta anche da uno solo di loro, oppure dalle loro famiglie, che forse nell’ignoranza (nel senso di ignorare) più innocente (ma in cuor loro lo sanno), hanno in casa un figlio confuso e bisognoso di attenzione e cure come non mai.

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Nella sera in questione ho potuto provare una parte, seppur minima, di quello che forse voi avete provato a casa, a scuola oppure al campetto con i vostri amici o semplicemente per strada.

Avete provato l’impotenza di fronte ad un evento, la stessa impotenza che avete fatto provare a me accerchiandomi in cinque.

Avete provato la solitudine, la stessa che avete fatto provare a me, accerchiandomi in un vagone dove l’unico passeggero, a parte voi, ero io.

Avete provato la perdita di controllo, lo stesso controllo che speravate perdessi io di fronte alle vostre ripetute molestie.

Avete provato la “sensazione di essere in gabbia”, la stessa sensazione che avete fatto provare a me sbarrandomi la strada quando volevo andarmene.

Avete provato rabbia, la stessa rabbia che ho provato io di fronte a così tanta arroganza.

Avete provato l’insicurezza, la stessa che avete fatto provare a me ripetendomi quanta paura avessi, essendo da solo.

Avete provato del falso coraggio, falso perché non c’è niente di coraggioso nel circondare e molestare in cinque un unico ragazzo. Anzi, con ciò avete dimostrato quanta solitudine ed insicurezza avete dentro, perché, e di questo sono abbastanza sicuro, da soli non sareste riusciti a farlo.

Il gruppo vi fa sentire forti, ma ricordatevi che nel momento del bisogno, le stesse persone che credevate amiche, vi lasceranno soli ed emarginati in balia di voi stessi, com’ero io quella sera.

Scegliete bene le vostre amicizie, perché gran parte della vita di una persona è definita dalle persone che sceglie di avere al suo fianco. In aggiunta, gli alcolici che avevate bevuto (e che anche in treno stavate bevendo) danneggiano prima di tutto voi, e con il vostro comportamento, accentuato dall’effetto dell’alcol, danneggiate anche gli altri. L’alcol vi dà la forza, il coraggio, la disinibizione che vi serve per compiere atti simili, ma non dura a lungo, presto si ritorna come si era prima, forse pure con i postumi da sbornia, e qui vi chiedo: ne vale veramente la pena?

Forse non vi siete mai posti questa domanda e forse mai ve la porrete, ma io non mi arrendo, non mi arrenderò mai al pregiudizio e alla condanna cieca nei vostri confronti. Quella sera ho solo visto dei ragazzini molto confusi, smarriti ed insicuri. Nei vostri occhi ho visto le grida di aiuto che soffocate dentro di voi, grazie alla corazza che vi siete costruiti all’esterno, per paura di essere giudicati deboli dalle stesse persone che considerate “amiche”. Non esiste la debolezza in una persona, esiste la sensibilità, e non c’è nulla di male nell’esserlo.

Data la giovane età ho ancora più fede che la maggior parte di voi troverà la strada giusta da seguire prima o poi, non è mai troppo tardi! Con ciò non voglio sminuire quello che avete fatto, penso e penserò sempre che siano state azioni di grande codardia e meschinità, ma vi perdono, vi ho già perdonato poco dopo essere uscito dal treno, e lo rifarei, perché il giudizio è una strada che non voglio percorrere, e mai percorrerò”.

Luciachiara Faiella

26 anni. Laureata in Filologia Moderna. Impegnata nel progetto CyberZone in collaborazione con Amesci che informa sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Mi piacciono la cronaca rosa, i programmi leggeri, la musica cantautorale, le spiagge a settembre, i romanzi che non ti lasciano tregua, le serie tv che incollano allo schermo, le persone curiose, i cinema di periferia, la comunicazione sotto ogni aspetto.

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