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Ignazio Marino si dimette, paura e delirio in Campidoglio

Il sindaco Ignazio Marino rassegna le dimissioni dopo l’abbandono da parte del suo partito. SEL conferma l’appoggio al chirurgo, ma le elezioni sembrano inevitabili

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Dopo la tribolata giornata di ieri, vissuta fra incontri informali con i leader nazionali e giunte convocate all’ultimo minuto, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica. La situazione che si delinea nella Capitale, però, non è sicuramente delle migliori e gli ultimi sviluppi tendono a creare un paradosso istituzionale di difficile comprensione.

Ignazio Marino si dimette, paura e delirio in Campidoglio

Infatti, mentre il Pd, partito di appartenenza di Marino, ha deciso di scaricare definitivamente il chirurgo, Sel, alleato di governo a Roma, ha riaperto la porta al rappresentante dimissionario affermando di voler “andare avanti con il programma elettorale”. Dal punto di vista prettamente politico, la gestione del comune potrebbe seguire due specifiche piste che portano da un lato al commissariamento e a nuove elezioni in primavera e dall’altro all’eventuale formazione di una nuova maggioranza, capeggiata da Marino e appoggiata da Sel e “nuovi seguaci”. A tutto ciò si collega la polemica nata dopo le presunte dichiarazioni dello stesso sindaco, diffuse dal Corriere della Sera. Secondo il quotidiano di Milano, Ignazio Marino avrebbe dichiarato, dopo essere stato scaricato dai suoi “sponsor” di partito: “Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi. Chi del Pd mi ha proposto Mirko Coratti e Luca Odevaine come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti” La lapidaria esternazione del sindaco/chirurgo, smentita subito dopo, evidenzia in ogni caso un malcontento in casa Pd dove la maggiornza renziana cerca in ogni modo di salvare il salvabile. In questo contesto l’abbandono di Marino sembra più di natura elettorale che politica: in vista delle future elezioni comunali, il partito di Renzi spera di confermare i numeri dell’ultima tornata (tenendo lontane le sirene pentastellate e salviniane) e allo stesso tempo riabilitare il partito agli occhi dei romani. Nel frattempo, è partito il “totonomi” sulla successione al Campidoglio. Tra le file dei “democrats” i nomi sono tanti (Veltroni, Rutelli e Giachetti in primis) ma nelle ultime ore hanno preso piede quelli di Mauro Moretti, ad di Finmeccanica,  Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato e Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri . A questi si aggiunge la Lega, che ha rilevato di voler candidare Giorgia Meloni (svelando, in un certo senso, anche il piano di ricomposizione del centro – destra), e il M5S, il cui candidato rimane un’incognita data l’impossibilità, seguendo il regolamento interno del movimento, di vedere uno dei due parlamentari di punta (Di Battista e la Lombardi) alla corsa per il Campidoglio. A Roma tutto è pubblico, non esistono segreti, ognuno parla, le cose vengono talora ostentate in modo addirittura vistoso, eppure non si capisce niente. (Luigi Barzini Junior) [ads2]
Redazione ZON

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