26 Aprile 2017 - 10:10

Richiami d’Oriente a Ravello: la Chiesa di San Giovanni del Toro

chiesa di san giovanni del toro

Un’architettura da “Le mille e una notte” fra mostri marini e bacini persiani ecco la Chiesa di San Giovanni del Toro

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In una posizione abbastanza defilata, lontana dal più celebre Duomo (la Basilica di Santa Maria Assunta) e dagli antistanti giardini di Villa Rufolo, meta prediletta dai turisti di mezzo mondo insieme agli altrettanto suggestivi giardini di Villa Cimbrone, la Chiesa di San Giovanni del Toro rappresenta l’attrazione più sottovalutata di Ravello. D’altronde, essa non solo dista dalle altre attrazioni ma è anche scarsamente pubblicizzata, per giunta, anche a causa dei restauri a singhiozzo, quasi sempre non fruibile.
Eppure, la Chiesa meno blasonata di Ravello, paradossalmente, è proprio quella dove si riuniva la nobiltà medievale, che proprio in quest’area aveva fatto costruire le sue ricche dimore. Raggiungerla addentrandosi fra i pittoreschi palazzi, oltrepassando per intenderci i giardini della Principessa di Piemonte, significa fare un tuffo nel Medioevo europeo, immaginare trame gotiche alla Walter Scott o alla Umberto Eco, notare elementi architettonici che delineano un humus medievale pressoché identico, dal nord al sud del continente.

La particolarità di questa Chiesa, tuttavia, sta nel fatto che se la si raggiunge attraverso l’altro percorso che dal centro porta alle ripide scale di Via Rigideo, si ha un’impressione del tutto diversa, sembra di trovarsi in pieno mondo arabo. All’improvviso, quando si è quasi alla fine della rampa di scale, la Chiesa si staglierà in tutta la sua imponente bellezza, richiamando alla memoria immagini di moschee e minareti mediorientali. Il prospetto absidale è caratterizzato da fasce decorative di tufo che sottolineano la rotondità della struttura e il vicino muro sembra dolcemente richiamare ed enfatizzare questa impressione.


Anche l’interno è un compromesso fra Occidente ed Oriente. L’interno, che colpisce per l’elevazione della navata centrale, è molto semplice e pulito, intervallato da colonne in massima parte recuperate dal periodo classico, sebbene vi siano anche alcune colonne medievali decorate con motivi davvero particolari, come ad esempio, l’uomo a cavallo di un’oca.

Tuttavia, ciò che resta impresso è l’ambone, ingiustamente ignorato dai tanti turisti che preferiscono immortalare nelle loro foto solo il più celebre ambone del Duomo; ma se la Basilica di Santa Maria Assunta è tappa obbligata perché custodisce la rappresentazione del celebre mostro di Ravello, richiamato anche in mille cartoline e a fondo valle, alla fermata degli autobus, questo ambone non è affatto meno bello o meno importante da un punto di vista meramente artistico.

Anche qui l’elemento musivo principale è la raffigurazione di Giona col mostro marino, abbellita da colori sgargianti e suggestivi, tuttavia sarebbe riduttivo fermarsi a questo. L’ambone, vero e proprio capolavoro di iconografia medievale, è arricchito da due arabe fenici, grifoni, tori (stemma della famiglia Bove) ed elementi fitomorfi.

Inoltre, l’Oriente è richiamato dai numerosi bacini, su cui spiccano quello con al centro un uccello dalle ali spiegate, di provenienza egiziana, ed uno con la scritta araba “baraka”, benedizione. La Chiesa custodisce anche un affresco con la scena del “Noli me tangere”, per cui si è ipotizzata la mano del Cavallini o, addirittura, della bottega del Giotto, ma la cifra distintiva di questa piccola Chiesa sembra proprio risiedere nell’assoluta armonia fra elementi architettonici orientali ed occidentali.

 

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