Coronavirus: Alessandro Politi de Le Iene parla della malattia
Coronavirus: è Alessandro Politi il giornalista de Le Iene ad aver contratto il virus, ma dopo un mese è ancora positivo
Coronavirus: il giornalista de Le Iene ad aver contratto per primo il virus è Alessandro Politi. Lo scorso 8 marzo Le Iene ufficializzavano la presenza di un caso in redazione e il programma fu così momentaneamente sospeso. A distanza di quasi un mese da quell’annuncio il giornalista ha deciso di parlare, raccontando quanto gli è accaduto e quanto ancora per lui sia difficile capire alcune dinamiche.
Politi infatti dopo i primi sintomi e la febbre non ha mostrato peggioramenti, anzi sta bene ma è ancora positivo. Per questo si chiede: “Quanti potrebbero essere positivi e non saperlo senza il test?Bastano davvero 15 giorni d’isolamento per poter uscire di casa?”.
Ecco la sua storia
Politi ha raccontato: “Ho avuto febbre e tosse per pochi giorni, poi mi sono sentito bene. Ma dopo un mese il mio tampone è ancora pienamente positivo. Il 5 marzo mi sono svegliato con un forte mal di testa, febbre alta e un po’ di tosse. In quel momento non c’erano ancora i decreti di chiusura. Provo in tutti i modi a farmi fare un tampone, anche se non vogliono farmelo perché non ho una sintomatologia così grave. Comunque in ospedale spiego che sono un giornalista e sono stato in diretto contatto con tante persone e colleghi”.
Poi continua: “La cosa sorprendente è che la sera stessa con una tachipirina la febbre è passata, il giorno successivo avevo meno sintomi e al terzo giorno non avevo più niente. Se non avessi fatto il tampone, avrei pensato di avere un’influenza. Io stavo bene, ma dopo 17 giorni ero ancora pienamente positivo. Passano altri dieci giorni e il 3 aprile, cioè l’altro ieri, faccio un altro tampone. Ormai è quasi un mese che sono senza sintomi, ma l’esito è sempre lo stesso: pienamente positivo. Ho chiesto se è normale, i medici hanno ipotizzato che potrei aver preso una carica virale più aggressiva. Il mio corpo fortunatamente la sta gestendo bene ma ci vuole più tempo per debellarla.
Da qui quindi un’importante riflessone: “Perché le istituzioni permettono a persone che hanno avuto i miei stessi sintomi di uscire di casa dopo 15 giorni senza aver ricevuto un tampone? Quante persone potrebbero essere a lavorare con il rischio di diffondere il virus?Come si è deciso che i quindici giorni siano sufficienti, se io dopo trenta giorni sono ancora positivo? Non è che forse il contagio tarda a fermarsi anche per questo motivo?”.
Insomma le parole del giornalista fanno molto riflettere se si pensa che purtroppo ancora oggi non a tutti viene effettuato il tampone se non si presentano sintomi gravi. Viene prescritto l’isolamento ma a questo punto non è detto che funzioni con tutti.
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