17 Ottobre 2020 - 17:08

Coronavirus: il Governo, la sanità e l’importanza del MES

green deal

Il MES, strumento demonizzato da tutti i partiti (ad eccezione del centrosinistra), tornerebbe utile. Il Movimento 5 Stelle alza il muro

Il periodo di crisi è inarrestabile. Il Coronavirus minaccia di fare ulteriori e illustri vittime, non solo dal punto di vista prettamente sanitario. C’è, infatti, una crisi economica all’orizzonte incredibilmente potente, che potrebbe minare in maniera irreversibile il sistema produttivo italiano. Certo, in questo momento è davvero molto difficoltoso scegliere le priorità e sdoppiarsi sui due fronti cardine: quello legato alla sanità e quello legato all’economia. Da un lato c’è chi reclama l’aiuto dell’Europa, dall’altro chi lo nega a priori.

La situazione diventa ancora più paradossale se si pensa che le due fazioni sono composte rispettivamente dai due partiti di Governo. Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sono più divisi che mai, desiderosi ognuno di portare l’acqua al proprio mulino. Il problema, però, è un altro, ed orienta il dibattito in modo alquanto netto. A dar manforte al centrosinistra sono intervenuti sindaci e presidenti di Regione. Da Beppe Sala a Dario Nardella, da Giorgio Gori a Giuseppe Falcomatà, da Emilio Del Bono a Leoluca Orlando, oltre 200 sindaci sono intervenuti sull’argomento, desiderosi di voler ricevere i soldi del MES quanto prima.

E proprio per questo, non si spiega la cecità (volontaria, tra l’altro) del Movimento 5 Stelle, che continua a negare la possibilità. Per evitare nuove chiusure, serve radicalmente potenziare il sistema sanitario. Ecco perché i soldi del MES sono praticamente indispensabili per riformare un apparato che già oggi latita davvero troppo (soprattutto dal punto di vista della terapia intensiva).

Ma c’è un motivo che potrebbe essere alla base della decisione così inutile del Movimento 5 Stelle. Ed è facile: in questo modo anche l’ultimo baluardo dello stesso partito andrebbe a cadere.

La fine del Movimento 5 Stelle?

La battaglia tra il Sì al MES e il No al MES, dunque, nasconde un motivo politico molto più importante. Semplicemente, il partito guidato da Vito Crimi non può permettersi l’ennesimo dietrofront su un’altra delle questioni cardine che hanno affrontato fin dalla loro fondazione. Piegarsi al Meccanismo Europeo di Stabilità vuol dire automaticamente piegarsi all’Europa. E siccome la resistenza all’Unione Europea è proprio uno degli ultimi baluardi rimasti dell’ultimo Movimento 5 Stelle, questi ultimi si stanno guardando bene dal cedere così facilmente. Certo, alla fine quasi sicuramente si adegueranno alla linea di pensiero dei “colleghi” di Governo, perché non solo sono più forti nella coalizione, ma sanno anche che senza loro non avrebbero più possibilità.

Ed ecco perché il Movimento 5 Stelle si è radicalmente snaturato, si è infossato in favore di un “cerchiobottismo” di prim’ordine, che rappresenta perfettamente la politica populista odierna. Ha perso radicalmente la sua credibilità, un Movimento che non parla più alla pancia del popolo, ma che ormai segue la pancia del popolo stesso. Non è più capace di fornire dettami e profilare una proposta di dissenso, di combattimento nei confronti della famosa “casta”. Ormai quella “casta” che tanto odiavano è stata assorbita e automaticamente il valore iniziale del partito si è abbassato in maniera netta.

Per cui, la loro finta ribellione nei confronti del MES e del pensiero di centrosinistra è solamente un fuoco di paglia. Crimi e compagni sanno che non possono più ammainare bandiere e tentare la carta del “contro tutti“. Il partito è destinato a tornare alle origini, ad avere una fine o, tutt’al più, a compiere una metamorfosi radicale che metta in discussione la sua intera fondazione. Non c’è più spazio per “abolire la povertà“. Ora la linea da seguire è quella che porta in Europa. Ed è giusta e sacrosanta, è l’unico modo per superare questa crisi così importante. C’è solo da sperare che gli europeisti abbiano pietà e gli salvino la pelle.