Coronavirus, come gli italiani reagiscono alla paura

L’Italia al tempo del Coronavirus: tra la paura e il menefreghismo, tra i responsabili e gli “obbedienti”, si manifestano tutte le sfaccettature del genere umano

Fobia, impudenza, menefreghismo, scetticismo. Questi alcuni termini attribuibili agli italiani in questi giorni così difficili. La bozza del dpcm per arginare il coronavirus, trapelata sabato sera, ha causato un’epopea di viaggiatori: centinaia di persone che affannosamente hanno tentato di accaparrarsi un posto su un notturno per ritornare a casa, inconsapevoli (o forse consapevoli ma noncuranti, o in preda alla paura e spinti dal voler affrontare la paura con i propri cari), del pericolo di questo gesto. Allo stesso tempo, centinaia di ragazzi assembrati in rave, in fila per un impianto di risalita durante il weekend sulla neve, gente al mare, gente nei bar.

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L’Italiano medio, ai tempi del coronavirus (ma, forse, è sempre stato così), è questo. Un popolo che non è capace di ascoltare, che fa esattamente l’opposto di quello che gli viene chiesto. “Restate al Nord?” “No, io torno a casa“. “Evitate luoghi affollati?” “No, ho bisogno di un aperitivo“. Il popolo italiano è, fortunatamente, un popolo viziato. Nonostante i tanti problemi della nostra società, il benessere e gli otia, come dicevano i latini, la fanno da padrona. A noi piace fare quello che vogliamo. Piace andare contro chi ci impone qualcosa. E poco importa se la necessità del sacrificio è dettata da un’epidemia che potrebbe far collassare il sistema sanitario (come se gli ictus, gli infarti e gli incidenti non continuino a richiedere posti in terapia intensiva): “Io vado in settimana bianca“.

Un plauso, invece, a chi non si è conformato alla massa, agli anticonformisti di oggi, a tutti coloro che hanno ascoltato e ascoltano le direttive del governo e degli scienziati, che sono rimasti nelle zone rosse per paura di infettare amici e parenti. Questo è stato un grande gesto d’amore.

Responsabilità. Questa dovrebbe essere la parola d’ordine. Solo avendo responsabilità, anche quella di ascoltare chi ci “impone” qualcosa per il bene di tutti, è possibile continuare ad essere liberi. Di questo passo, un governo considerato da molti senza nerbo, si troverà costretto a fare il pugno duro, esattamente come è successo in Cina, dove i risultati sono evidenti. E il pugno duro non prevede aperitivi.

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Guido Isacco

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti-Sezione Campania. Appassionato di scienza, arte e attualità. Collaboratore presso ZON.it, per il quale cura principalmente la rubrica HealthZon.

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