Giuseppe Remuzzi, direttore della Fondazione Negri di Milano, parla senza mezzi termini del Coronavirus ai microfoni del Corriere della Sera: “Bisogna spiegare cosa sta succedendo alla gente, che giustamente si spaventa quando sente quei dati” (il riferimento è al bollettino, diramato ogni giorno dalla Protezione Civile). Poi aggiunge: “Stiamo per pubblicare uno studio che contiene alcune informazioni utili per capire, almeno così mi auguro“.
Di cosa si tratta? L’esperto lo spiega: “Abbiamo condotto uno studio su 133 ricercatori del Mario Negri e 298 dipendenti della Brembo. In tutto, quaranta casi di tamponi positivi. Ma la positività di questi tamponi emergeva solo con cicli di amplificazione molto alti, tra 34 e 38 cicli, che corrispondono a 35.000-38.000 copie di Rna virale”.
Ciò vuol dire che “sono casi di positività con una carica virale molto bassa, non contagiosa. Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone. Commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale”. A conferma di questi dati, il direttore cita uno studio del Center for Disease Prevention della Corea che, su 285 persone asintomatiche positive, ha rintracciato 790 loro contatti diretti. Il tutto è sfociato in zero nuove positività.
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