L’infodemia è l’epidemia o, per meglio dire, la pandemia delle fake news. Continuano inesorabilmente a diffondersi notizie di complotti, di aziende farmaceutiche che cospirano contro la ricerca di una cura o di un vaccino per scopi puramente economici. Ma chiunque abbia un minimo senso critico, riesce a discernere la verità dalla bufala. Negli ultimi giorni, l’ipotesi del complotto ha affiancato la singolare notizia (vera, non fake) della terapia del siero prelevato da pazienti guariti da coronavirus e che riesce a guarire chi è ancora malato nel giro di pochi giorni.
Ebbene sì, è una delle terapie attualmente al vaglio e che in Italia, ma anche in Cina da inizio epidemia e in America, viene utilizzata nei casi più gravi. Ma i complottisti, nomen omen, per deformazione professionale vedono il complotto ovunque, sostengono che la terapia non verrebbe usata perché chi produce farmaci perderebbe, in questo modo, un’ingente somma di denaro. È opportuno, quindi – o purtroppo -, spiegare con chiarezza come realmente stanno le cose per evitare che chi in questo momento lotta per sconfiggere questo nemico invisibile, venga tacciato di essere un cinico avaro.
Innanzitutto il sangue è composto da una parte solida ed una parte liquida. Tramite alcune tecniche più o meno complesse, globuli rossi, bianchi e piastrine possono essere divisi dalla parte liquida che è il plasma o siero. Proprio in questa frazione liquida del sangue, sono presenti gli anticorpi delle malattie. Emil Von Behring, medico tedesco, 130 anni fa salvò una paziente affetta di difterite somministrandole il plasma contenente anticorpi della stessa malattia. La paziente guarì. Da allora la sieroterapia è stata utilizzata per diverse malattia: l’ultima di tutte, Ebola nel 2015.
Anche adesso, quindi, una parte di scienziati e medici impegnati nella lotta al coronavirus, stanno adoperando questa tecnica. Si preleva il sangue da pazienti ormai guariti e, tramite i suoi anticorpi, si riesce a guarire un altro paziente. Si tratta di un gesto estremamente solidale grazie al quale molti “comuni mortali”, riescono a dare il loro contributo alla società.
Se da un lato la terapia sta portando grandi risultati, come d’altronde stanno facendo altre terapie farmacologiche e potenziali vaccini in Italia e non solo, è pur vero che anche questa presenta degli aspetti che la rendono difficilmente proponibile su larga scala.
Sebbene la produzione di siero non sia così così costosa, ciò non implica che non sia difficile da realizzare e i motivi sono diversi:
È ultroneo prolungarsi sull’inutilità di teoria complottiste che, purtroppo, dilagano in tutto il mondo. Basterebbe della reale informazione, non tramite whatsapp o conferenze su YouTube, per capire da soli quanto certe voci siano solo il frutto di una fervida fantasia. La terapie dal siero c’è, esiste da 130 anni, viene attualmente utilizzata con successo. Mancano le prove scientifiche che la renderebbero la terapia ufficiale contro il coronavirus e per i motivi di cui sopra è difficilmente attuabile in larga scala. Un plauso, comunque, spetta ai medici e ricercatori di Mantova e Pavia (ma anche altri in tutto il mondo) che in questi giorni, tramite questo approccio diverso al Covid-19, stanno guarendo molti pazienti.
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