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Una dieta ricca di Omega-3 e Omega-6 sarebbe in grado di ridurre significativamente l’impatto del SARS-CoV-2 nell’essere umano. È quanto emerso da un recente studio condotto dai ricercatori dell’Universidad La Salle in Messico. La ricerca (qui il testo completo) è partita dall’analisi di alcuni dati statistici che mettono in relazione la dieta di una determinata popolazione e la mortalità dovuta al Covid-19. Secondo questi dati, le popolazioni che apportano all’interno del proprio regime dietetico un elevato tasso di Omega-3 e 6 (come Corea del Sud e Giappone), con l’assunzione di pesce, riscontravano la più bassa percentuale di mortalità dovuta alla malattia. I ricercatori, tramite analisi computerizzate, sono riusciti a scoprire che i cosiddetti PUFA (acidi grassi polinsaturi già noti per le loro proprietà antinfiammatorie) possano essere importanti anche contro la malattia che sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta.
Come è ormai noto, il coronavirus è un virus ad RNA di forma sferica che ha sulla superficie delle particolari proteine a corona, denominate spike. Queste sono state oggetto di studi approfonditi e sono alla base dei principali vaccini da poco concessi al pubblico poiché sono le responsabili dell’entrata del virus all’interno delle cellule. In particolare, le spike protein sono in grado di legarsi ai recettori ACE-2 dell’organismo e ciò permette l’ingresso e la successiva infezione da parte del virus. Si è visto, inoltre, che per permettere l’accesso, la proteine deve trovarsi nella sua conformazione “aperta”. Se, invece, è “chiusa”, l’infezione non avviene. Proprio su questo punto i ricercatori messicani stanno ponendo l’attenzione. Già nei mesi scorsi un altro PUFA, l’acido linelico ha dimostrato di stabilizzare la forma chiuso. Ora tutto grava su queste altre molecole, Omega-3 e Omega-6 – in particolare il DHA (acido docosaesaenoico) e l’EPA (eicosapentaenoico) – che è possibile trovare all’interno di salmone, tonno, acciughe e pesce spada e che sembrano potersi legare alla conformazione chiusa della proteina evitando le forme più gravi del Covid-19.
Qualora i test dovessero confermare le simulazioni computerizzati, ed esistono tutti i presupposti perché ciò si verifichi, potrebbe spianarsi la strada verso un nuovo approccio alla malattia, con possibilità maggiori di curare e addirittura prevenire l’insorgenza del Covid-19. A seguito dei primi risultati incoraggianti, non solo l’Universidad La Salle, ma anche altri laboratori (e ciò indica l’importanza della “Comunità Scientifica”, un INSIEME, di scienziati in tutto il mondo che lavora per corroborare o per stroncare alcune tesi) stanno per cominciare trial clinici utilizzando, appunto, gli Omega-3 e Omega-6.
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