28 Ottobre 2021 - 14:29

Italia tra Vaticano e populismo, quale posto per i diritti civili dopo il Ddl Zan

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Ddl Zan affossato al Senato, tra gli schiamazzi e i cori dei senatori di destra calpestati i diritti civili e la dignità degli italiani

Dopo mesi di lotte e discussioni in Camera e Senato ieri il Ddl Zan è stato ufficialmente archiviato, una sconfitta per la politica tutta che ha fallito nel suo compito primario: tutelare i propri cittadini, riconoscere i diritti civili fondamentali della persona umana.

Dopo la discussione generale in Aula la Presidente Casellati ha dato il via libera alle richieste di non passaggio all’esame degli articoli del Ddl Zan (la cosiddetta “tagliola”) e, ha definito “ammissibile” in base ai regolamenti e ai precedenti il voto segreto chiesto dai senatori Calderoli (Lega) e La Russa (FdI). 

Un ostruzionismo senza limiti

È proprio l’articolo 96 del regolamento del Senato che consente infatti di non passare agli esami degli articoli del disegni di legge in analisi. “Prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, – recita la norma- un senatore per ciascun Gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame”. L’istituto in questione è dal punto di vista giuridico particolarmente complesso e viene utilizzato soprattutto nei casi di ostruzionismo. Sulla base di questo riferimento normativo dunque con un voto di un senatore (per ciascun gruppo) l’aula può decidere di non esaminare gli articoli un disegno di legge.

Voto a scrutinio segreto o oscurantismo

La votazione a scrutinio segreto è una particolarità estremamente complessa del nostro ordinamento giuridico. Di solito al Senato il voto palese è la norma generale. L’Assemblea vota solitamente per alzata di mano, a meno che quindici Senatori chiedano la votazione nominale e, per i casi consentiti, venti chiedano quella a scrutinio segreto.

Non sempre è però consentito che i senatori si esprimano in maniera non palese, la votazione segreta infatti è consentita, ai sensi dell‘art. 113 del Regolamento, per “le deliberazioni che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali”.

La votazione a scrutinio segreto nel contesto di ieri ha assunto però un altro significato, oltre quello istituzionale, che ha contribuito a deresponsabilizzare le personalità politiche presenti in aula. Con la votazione a scrutinio segreto ieri l’Italia è sprofondata in un becero oscurantismo che ha solamente aggravato la situazione.

Quale futuro per il Ddl Zan?

L’unica cosa certa è che in futuro non si potrà parlare di Ddl Zan. Il testo tra 6 mesi potrà comunque essere discusso in Commissione ma i presagi non sono dei migliori. La discussione resta infatti vincolata ai tempi di lavoro delle Camere che, si sa, potrebbero essere rallentati a imprevisti o questioni molto più urgenti.

Anche calendarizzando la discussione in Commissione si dovrà partire da un nuovo testo, il che vuol dire non solo che saranno necessari ancora molti mesi per preparare un disegno di legge ad hoc ma anche che il nuovo disegno di legge dovrà essere una sintesi tra le varie voci politiche, cosa che si è rivelata in questi mesi impossibile.

Fare i conti con Lega e Fratelli d’Italia per riscrivere il testo significherebbe inoltre rinunciare a molti passi in avanti proposti dal Ddl Zan. Già più volte la destra aveva sollevato critiche contro gli articoli 1, 4 e 7 del testo. L’articolo 1 è tra tutti il più discusso, soprattutto per il rimando all’identità di genere cosa non gradita dal Vaticano che espressosi in una lunga nota aveva precisato i concepire il genere come “un’ideologia”.

Tra Concordato e diritti civili, dove si colloca lo Stato italiano?

Sin dall’epoca della Costituente l’Italia trascina il peso politico e sociale di quel Concordato firmato ai tempi del fascismo. Il rilievo costituzionale che il nostro ordinamento ha dato ai Patti Lateranensi hanno forgiato il ruolo di una Chiesa Cattolica sempre più indipendente. La Chiesa ha da sempre cercato di orientare le scelte politiche di credenti e non. Emblematico in tal senso è il caso del referendum abrogativo del 1974 voluto dalle maggiori associazioni cattoliche del tempo per chiedere l’abrogazione della normativa in materia di divorzio.

Nonostante le tante conquiste civili ottenute contro il volere della Chiesa l’Italia ad oggi rimane sostanzialmente un Paese dove parlare di laicità risulta ancora difficile, forse scomodo. Ed è per questo motivo che oggi siamo costretti a lottare per affermare diritti che ci aspettano da molto anche quando non ci riguardano da vicino.

Ieri non è stato affossato solamente un disegno di legge ma sono stati calpestati da schiamazzi e cori quei “diritti inviolabili” contemplati dalla nostra Costituzione all’articolo 2, la norma per eccellenza a fattispecie aperta che i nostri padri costituenti ci hanno lasciato per far sì che noi stessi potessimo creare le basi per una società alla stregua dell’uguaglianza, del rispetto, della libertà. E se da un lato proprio vogliamo fingere di non leggere che tra le righe della nostra Costituzione ci siano quei diritti contemplati dal Ddl Zan dall’altro non possiamo voltare la faccia al primo articolo della Carta dei diritti fondamentali: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”.