Eccolo qui, Le dita del Comandante
[ads1] Un prologo, cinquantuno capitoli e l’epilogo. Diciamo subito una cosa, tanto per iniziare:
Le dita del Comandante, anche come prodotto editoriale, è davvero di buona fattura. Ci capita, come redazione giornalistica, di ricevere un certo numero di libri
windows10explainedda recensire. Ebbene, nella maggior parte dei casi, si tratta windowsproductskey.org di libercoli graficamente sciatti (non ce ne vogliano i malcapitati autori), più frutto di
windows 10 Product Key sale stampatori che di editori veri e propri. Il
thriller di
Vincenzo Benvenuto della
Echos edizioni (dinamico editore torinese), invece, ha una grafica, un’impaginazione che non hanno nulla da invidiare alle
case editrici più rinomate. Quindi, pregevole contenitore, senza dubbio. Veniamo al contenuto. L’autore de
Le dita del Comandante ci ha pregato di essere obiettivi e severi (oltre, ovviamente, a non fare
spoiler). Essendo infatti, Vincenzo Benvenuto, una penna di
Zon, non voleva favoritismi di sorta. E noi, proprio per l’amicizia che ci lega allo
scrittore, manteniamo la promessa. Bello. Sì, davvero un gran libro, questo
Le dita del Comandante. I
thriller per loro natura devono essere accattivanti, creare
suspence ma spesso, per raggiungere questi obiettivi, sacrificano un po’ l’
attenzione al testo. Ebbene, nel libro di Vincenzo Benvenuto, non c’è nulla di tutto questo (e conoscendo la sua maniacale
devozione per la lingua italiana, non ce ne stupiamo).
Delitti, colpi di scena, mistero ma anche, ad esempio, la poesia del
Gelsomino notturno del
Pascoli che viene in mente a
Michele, amico e collega di
Adriano (il protagonista), quando vede la luce nella stanza che si spegne insieme alla sua possibilità di strappare la donna all’amico che la farà sua. La trama, quindi.
Le dita del Comandante, prende le mosse da una data che ricorda ad Adriano un evento che si è impegnato per tutta la vita a dimenticare: il
suicidio del padre, il professor
Norberto Pecci, di una
Windows 10 Professional OEM Key cultura e di un’umanità fuori dal comune. Ma si è trattato di vero suicidio?
Le vicende del libro, ben presto, sveleranno che questa data, attraverso un viaggio, rispettivamente per la Spagna, il Marocco, il Senegal, la Costa d’Avorio e l’Angola (prime cinque dita); e poi lungo il Madagascar, la Somalia, l’Iran, la Turchia e infine,
Italia (ultime cinque dita, della mano sinistra, stavolta) rievocherà un personaggio storico, il Comandante per l’appunto (Vincenzo ci ha minacciato di pene corporali qualora svelassimo il suo nome), e la sua “
maledizione“. E sì perché il titolo del libro, oltre a far riferimento all’affascinante figura del Comandante, si richiama a quell’
aquila che campeggia sulla sua copertina e a quella ancora più suggestiva, all’interno del libro (cfr. foto), disegnata dal valente
Andrea Tabacco. Quest’ultima, nello specifico, vuole rappresentare il
quadro di Celeste, che tanta importanza avrà per scoprire il
serial killer e, soprattutto, per prevedere la geografia delle vittime. L’omicida usa sempre lo stesso canovaccio: tutte le prede uccise da un fendente di
machete al cuore; ad ogni morto, le mani amputate e, per ogni persona uccisa, un dito, dall’indice al pollice della mano destra e poi della sinistra, troncato di netto e inghiottito dall’oscurità. Toccherà ad Adriano, con l’aiuto determinante di
Gustavo, Celeste e Michele, oltreché del mastodontico
Brancaleone, dare un senso a questa macabra ritualità. Ne
Le dita del Comandante, però, Vincenzo non dimentica la nostra
Salerno. C’è un riferimento, a tal proposito, all’indimenticato
Simone Vitale “un giovane pallanuotista che, ironia della sorte, era morto nell’elemento opposto all’acqua in cui tanto amava trascorrere il tempo; nel fuoco cioè, per aver cercato fino allo stremo delle forze di salvare alcuni passeggeri da quel maledetto incendio che si era propagato troppo velocemente buy windows 10 Product Key all’intero convoglio.”
Ma la Salerno dell’autore è presente anche nei
fuochi di San Matteo e in alcuni costrutti lessicali. Insomma, una
storia, quella di Adriano e i suoi giornalisti, che si viene ad incontrare e a scontrare con la
Storia del Comandante. In mezzo a tutto questo, le
nove vite e mezzo (c’è spazio, in tutto ciò, anche al richiamo, appena accennato, della vicenda di
Ilaria Alpi e
Miran Hrovatin) che saranno annientare dal serial killer. Gran bel libro,
Le dita del Comandante di Vincenzo Benvenuto. E lo diciamo proprio con quella
onestà intellettuale impostaci mwindowsproductkey.com dallo scrittore. Appuntamento alla prossima
presentazione del libro, allora. [ads2]