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Decreto Lavoro: ecco tutte le novità al vaglio del Governo

Ecco la guida con tutte le misure del Decreto Lavoro. Ci sono il taglio al cuneo fiscale e l’addio al reddito di cittadinanza

Una modifica sostanziale che promette effetti, siano essi positivi o negativi. Il Governo sta vagliando tutte le misure relative al Decreto Lavoro. Per questo, ci sarà un robusto taglio del cuneo fiscale-contributivo di quattro punti aggiuntivi tutto a vantaggio dei lavoratori, ma una tantum. Insieme a questo, vi saranno l’Assegno di inclusione per offrire un sostegno economico ai nuclei familiari in difficoltà e che sostituirà il reddito di cittadinanza.

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Le modifiche relative al pacchetto dedicato al Decreto Lavoro sono tante, numerose. Lo scorso 1° Maggio, il Governo ha approvato tutto il pacchetto, che consterà anche di uno Strumento di attivazione destinato agli “occupabili” per rimborsare la frequenza ai corsi di formazione o riqualificazione professionale. Un incentivo che si aggiunge ad altri.

Infatti, nel pacchetto è incluso anche il ripristino del tetto di 3mila euro per i fringe benefit, ma per la sola platea dei dipendenti con figli. Ma andiamo a vedere, nell’ordine, tutte le misure presenti all’interno della nuova opera targata centrodestra.

Reddito di inclusione nel Decreto Lavoro

La prima sostanziale misura sarà l’addio al Reddito di Cittadinanza. Da Gennaio, infatti, arriva l’Assegno di inclusione, di cui potranno beneficiare i nuclei con disabili, minori, over60. L’importo è fino a 6mila euro l’anno, 500 al mese, più un contributo affitto (per le locazioni regolari) di 3.360 euro l’anno, 280 al mese. Se il nucleo è costituito da tutte persone almeno 67enni o disabili gravi l’importo mensile è di 630 euro più 150 euro di contributo d’affitto. La misura è erogata per 18 mesi. Poi dopo un mese di stop è rinnovata per periodi ulteriori di 12 mesi.

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I richiedenti devono essere residenti in Italia da almeno cinque anni, avere un Isee di 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6mila euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza.

Assegno unico

Si riconosce la maggiorazione dell’assegno unico universale, prevista solo per i nuclei in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, anche per i minori appartenenti a nuclei ove, al momento della presentazione della domanda, è presente un solo genitore lavoratore poiché l’altro risulta deceduto.

Attualmente la maggiorazione è riconosciuta per ciascun figlio minorenne presente in nuclei in cui, come detto, entrambi i genitori sono percettori di reddito da lavoro. In seguito della modifica in argomento, la maggiorazione viene ora riconosciuta per ciascun figlio minore anche per le situazioni in cui l’unico genitore presente sia titolare di reddito da lavoro e l’altro risulti deceduto.

Secondo la bozza di relazione tecnica i minori che hanno ricevuto l’assegno unico nel periodo di osservazione per i quali risulta la presenza di un solo genitore, poiché l’altro risulta deceduto, sono pari circa a 80mila € al mese.

Scala di equivalenza

L’ultima bozza del Decreto Lavoro ritocca anche la scala di equivalenza sulla quale sono parametrati il requisito reddituale per accedere all’Assegno di inclusione e l’ammontare finale dell’aiuto. In pratica, si tratta di un “punteggio” associato a ciascun componente del nucleo familiare, che fa crescere la soglia di reddito ammessa o il valore del beneficio quanto più è numerosa la famiglia o più critica è la sua situazione.

Nell’ultima versione, acquista un peso più rilevante la presenza di un ulteriore componente con disabilità o non autosufficiente (che “vale” da solo 0,5 punti). La soglia dell’Isee familiare per accedere sarà di 9.360 € (in linea con quella del reddito di cittadinanza.

Contratti a termine

Sui contratti a termine, sarà allentata la stretta operata dal cosiddetto decreto Dignità (Dlgs 15 giugno 2015, n. 81), introducendo nuove causali, alle quali occorre far riferimento in caso di proroga o rinnovo dopo i primi 12 mesi di durata. Le ragioni che giustificano il proseguimento dopo i primi 12 mesi del contratto a termine “a causale” sono tre: la prima sono i casi previsti dai contratti collettivi.

La formulazione della bozza del Dl va interpretata in senso ampio intendendo sia la contrattazione nazionale, che quella aziendale o territoriale. Il Decreto Lavoro si apre alla stipula di patti individuali, che sono la seconda “causale”. Cioè, il contratto a tempo determinato può proseguire oltre i 12 mesi per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti, entro la scadenza temporale del 31 dicembre 2024. La terza “causale” fa riferimento alla sostituzione di altri lavoratori.

Contratto d’espansione

Il contratto d’espansione nel Decreto Lavoro è prolungato fino al 31 dicembre 2023, con la possibilità di uscita fino a 5 anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici nei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese. Secondo l’ultima bozza del DL, è possibile, con accordo integrativo in sede ministeriale, rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico entro un arco temporale di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione.

Il datore di lavoro riconoscerà per tutto il periodo e fino al raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione un’indennità mensile, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’INPS.

Decreto Trasparenza

Non ci sarà solo il Decreto Dignità sul tavolo del Decreto Lavoro. Il governo Meloni smonta anche il decreto Trasparenza, in vigore dallo scorso agosto, elaborato dall’ex ministro Andrea Orlando, andando spesso oltre la direttiva UE e scaricando sulle imprese una mole di adempimenti inutili. Nel decreto Lavoro oggi sul tavolo del CDM entrano una serie di semplificazioni (e chiarimenti). 

In particolare, per tutta una serie di informazioni, ad esempio, durata del periodo di prova, congedo per ferie, importo iniziale della retribuzione, programmazione dell’orario normale di lavoro, è previsto che il datore assolve all’obbligo informativo con l’indicazione del riferimento normativo o della contrattazione, anche aziendale, che disciplina queste materie.

Inoltre, sempre per sgravare i datori, si stabilisce che l’azienda è tenuta a consegnare o a mettere a disposizione del personale, anche sui siti web, contratti collettivi e regolamenti aziendali applicabili al rapporto di lavoro.

Antonio Jr. Orrico

Studente al terzo anno di Scienze della Comunicazione, con una passione innata per il giornalismo, per la scrittura, per la lettura e per la musica.

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