Braccianti in sciopero nelle campagna. I lavoratori incalzano la protesta contro la regolarizzazione insufficiente e discriminatoria prevista dal Decreto Rilancio.
“Il lavoro agricolo è una giungla dove i padroni si sentono in diritto di fare tutto quello che vogliono,” spiega il sindacalista Patrick Konde, “e lo stato non ha interesse a regolarizzare gli invisibili”.
Lo sciopero dei braccianti del 21 maggio porta un messaggio semplice: dal campo alla tavola, le primizie vengono raccolte al prezzo della schiavitù.
Per questo, a sostegno dello sciopero, i sindacati hanno fatto un appello anche ai consumatori, chiedendo di non comprare frutta e verdura nella giornata di oggi. L’hashtag #fermiamoicarrelli questa mattina è in cima alle tendenze di Twitter in Italia.
In segno di solidarietà con gli scioperanti e i migranti invisibili, si chiede inoltre di non effettuare acquisti di frutta e verdura e di diffondere sui social le ragioni della protesta.
“Unitevi a noi nella richiesta di una ‘patente del cibo’”, chiede Aboubakar Soumahoro, uno dei volti più celebri delle lotte dei braccianti.
La “patente del cibo” è una sorta di certificazione che garantisce che frutta e verdura siano state prodotte nel rispetto dei diritti dei lavoratori, per ciò che concerne il salario, i diritti previdenziali, la sicurezza sul luogo di lavoro, insieme al rispetto dell’ambiente.
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