Basato sul romanzo del 2006 di Guillaume Laurant, Harry Hand, Dov’è il mio corpo? è indiscutibilmente uno dei migliori film d’animazione di questo 2019. Passato in sordina al Festival di Cannes dove ha ricevuto il Gran Premio della Settimana Internazionale della Critica, il film segna l’esordio alla regia di Jeremy Clapin, artista la cui fantasia sicuramente non è carente.
La storia di Dov’è il mio corpo? si svolge attraverso due linee temporali e narrative, da una parte abbiamo modo di conoscere Naoufel, giovane di origine magrebina che perde entrambi i genitori in un traumatico incidente d’auto. Da fanciullo sogna di fare il pianista o l’astronauta, o entrambe le cose insieme. Ma la realtà lo trattiene coi piedi per terra, di fronte a tutte le difficoltà che questa vita ha un serbo. Naoufel diventa uno studente e per tirare avanti è costretto a fare il corriere per una pizzeria.
Dall’altra parte – il colpo di genio – assistiamo increduli e sbalorditi a una mano mozzata che fugge dall’ibernazione di un ospedale parigino, iniziando un viaggio ricco di ostacoli, la cui meta non ci viene inizialmente indicata. La chiave di lettura prende dunque una diversificazione che si concretizza in base allo spettatore. La mano mozzata diviene personaggio e protagonista a tutti gli effetti per quella che è una storia di Dov’è il mio corpo che cattura, trasporta e infine commuove.
Naoufel e la sua mano si incontrano concettualmente in flashback e montaggi curati alla perfezione, realizzandosi nel finale che diventa un inno alla vita. Un’animazione minimal che molto ricorda alcuni episodi della recente serie televisiva Love, Death & Robots. con la quale Dov’è il mio corpo? ne condivide, seppur in parte, anche il sottotesto legato all’episodio Dare una mano. Infatti Dov’è il mio corpo? ci fa riflettere su quanto importante nella vita sia dare una mano. Soprattutto quando qualcosa, come ad esempio un arto, viene a mancare. È lì che si realizza il valore di un diritto, di un possesso, di un’opportunità.
Non fatevi spaventare da un incipit che può sembrare macabro, Dov’è il mio corpo tocca le corde dello spettatore grazie alla sua delicatezza e grazie al suo forte messaggio di vita. Il risultato finale è un prodotto animato che sfrutta al massimo il suo genere: un film riflessivo, toccante e assolutamente da considerare tra i cartoni animati di questo 2019 che volge al termine.
Dov’è il mio corpo è stato anche candidato ai Critic’s Choice Awards tra i migliori film d’animazione dell’anno. Un prodotto sicuramente più didascalico e fonte d’ispirazione rispetto a uno dei suoi contendenti di cui abbiamo già parlato: Frozen II – Il segreto di Arendelle.
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È probabilmente un film che potremmo ritrovare nel listino delle nomination anche dei prossimi Premi Oscar. Un prodotto ulteriore di qualità che Netflix aggiunge al proprio ricco catalogo: dimostrazione sempre più esemplare di come le piattaforme streaming stiano dettando legge per la realtà cinematografica contemporanea.
Dov’è il mio corpo? è una perfetta sintesi dei film d’animazione moderni: nonostante un bugdet visibilmente modesto, la storia fa da padrone grazie a una messa in scena efficace ed efficiente. Numerosi sono i momenti silenziosi in cui a volte a farci compagnia troviamo una coinvolgente colonna sonora, mentre in altri momenti non troviamo alcun suono, alcuna parola, ma un’unica grande voce che ci ricorda l’importanza della vita, e di saperla riprendere in mano.
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