Politica

Editoria, Crimi valuta lo stop dei fondi pubblici a Libero: “è finita la pacchia!”

Il sottosegretario all’editoria del M5S, Vito Crimi, è indignato per il titolo omofobo di Libero. E Di Maio ha annunciato il taglio dei fondi pubblici

Non è sicuramente la prima volta, e non sarà nemmeno l’ultima. Il quotidiano d’informazione Libero, infatti, ha pubblicato sul proprio giornale, in prima pagina, un titolo a sfondo omofobo che non ha assolutamente alcun significato dal punto di vista semantico. Il titolo incriminato è: “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay“. E Vito Crimi, dopo questa nuova uscita, valuta seriamente lo stop dei fondi pubblici al giornale.

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Provo disgusto per il titolo del giornale Libero. Un giornale che riceve soldi pubblici che prima pubblica titoli razzisti contro, poi oggi anche omofobi. Avvierò immediatamente una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti a un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia.” ha dichiarato Vito Crimi.

Mi aspetto che il giornalismo che tanto vede in noi il nemico faccia sentire la sua voce. Probabilmente, chi distrugge la credibilità della stampa sono proprio alcuni giornalisti.” ha poi concluso.

Sull’argomento, poi, è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Tramite un post su Instagram, il pentastellato ha dichiarato: “Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici. Vito Crimi ha avviato la procedura che azzererà i finanziamenti pubblici entro i prossimi tre anni.

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Ma la questione sembra essere molto più gigantesca di quanto lasciato intravedere. Questo può essere solamente la punta dell’iceberg di un nuovo scontro che potrebbe avvenire nel Governo, tra Movimento 5 Stelle e Lega. Infatti, più e più volte lo stesso quotidiano ha mostrato agganci nei confronti del partito di Matteo Salvini, lodandone più volte la sua azione.

Poliziotto buono e poliziotto cattivo

Qui si pone una grandissima questione del nuovo Governo italiano. Se da un lato, infatti, c’è Luigi Di Maio che ha la ferma intenzione (almeno a parole) di “chiudere il rubinetto” dei fondi pubblici per Libero, c’è un’altra persona che non ha esposto il suo pensiero. Stiamo parlando di Matteo Salvini.

Lo stesso quotidiano non ha mai nascosto le sue simpatie per il leader leghista, dimostrandosi pronto a passare sul carro dei vincitori e a lodare il nuovo che avanza lasciando perdere Berlusconi. Le notizie a titoli sonanti nei confronti del ministro dell’Interno sono molteplici, e invadono vari argomenti, dal campo dei sondaggi elettorali a quello dei provvedimenti varati dal Governo.

Il problema è che sono tutti a senso unico, e non disdegnano di sfociare anche nel campo delle fake news, molte volte. Per non parlare di quello delle calunnie e della diffamazione, contravvenendo pienamente all’art. 21 della Costituzione italiana. Fortunatamente, sono più i detrattori della testata (almeno per quanto riguarda Facebook) che nemmeno gli effettivi seguaci.

Per un Governo che si era preposto come obiettivo quello di azzerare il campo partitico dei giornali, questo caso può essere un’ottima rampa di lancio. Perché andrà anche bene fare opposizione al Governo (in questo caso, solo al Movimento 5 Stelle) o ingigantire ogni piccola questione a livelli stratosferici con titoloni da carta straccia.

Ma quando si sfocia in qualcosa di diverso, nell’intera denigrazione di quella che, secondo Libero, è una “sottoclasse” dell’umanità, allora il problema è serio. E non riguarda più solo il finanziamento pubblico all’editoria. Qui si discute proprio dell’etica morale del giornalismo, dell’invasione dei limiti fondamentali dell’art. 21, che prevede quello del buoncostume.

Un buoncostume che il giornale di Vittorio Feltri difficilmente ha, nella maggior parte dei suoi articoli, a causa dei toni dissacranti. E allora, siccome si è sempre alla ricerca di un giornalismo più puro, più giusto e più fruibile, ben venga il taglio dei fondi pubblici.

Come direbbe qualcuno, “è finita la pacchia!

Antonio Jr. Orrico

Studente al terzo anno di Scienze della Comunicazione, con una passione innata per il giornalismo, per la scrittura, per la lettura e per la musica.

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