Con la risposta alle obiezioni europee sulla politica di bilancio italiana, da parte del Ministro Tria, si è scatenata l’ennesima contraddizione in termini della fin troppo devastata Europa.
Ciò che ha reso ancor più insopportabile la convivenza fra gli Stati è dato, senza dubbio, non solo dalle continue rimostranze politiche esternate dai big europei ma anche da un’immotivata rincorsa ad errori già fatti e già ammessi.
A scatenare questa riflessione è la dichiarazione del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz – presidente di turno dell’Unione – secondo cui “l’Europa deve dimostrare di aver imparato dalla crisi della Grecia e quindi la Commissione europea deve respingere la manovra”.
L’ennesima entrata a gamba tesa da parte delle isituzioni comunitarie, però, genera sicuramente due specifici pensieri che coinvolgono il senso stesso dell’organizzazione e le ricadute di queste sui territori.
Facendo riferimento al primo punto, si può dire che le parole di Kurz, oltre ad avere lo stesso impatto della celebre frase “I mercati, nelle prossime settimane, segnaleranno agli elettori di non votare i populisti”, creano l’ennesimo paradosso senza alcuna via di scampo.
Infatti, se da un lato si comprende che non si sono realmente comprese le conseguenze dell’austerity greca – confermate, con tanto di scuse, solamente otto anni dopo – dall’altro portano ad uno scontro continuo interno in cui i singoli Stati nazionali si sfidano di volta in volta su singole questioni.
Questo punto conduce, inevitabilmente, al secondo pensiero della giornata riguardante le conseguenze di tali atteggiamenti.
L’aggressività, al netto della bontà dei protagonisti chiaramente, verso qualsiasi tipo di posizione della nostra Penisola mette in evidenza due specifici elementi.
Mentre rafforzano ancor di più un elettorato di gran lunga euroscettico – confermando di fatto lo scompenso tra i comportamenti dei membri, da sempre preso di mira -, riescono a compattare gli attuali detrattori del contratto di governo e, contemporanemente, obbligare chiunque ad una risposta ferma (compresi coloro che attualmente sono Gli europeisti) ad un’istituzione non del tutto necessario con questo tipo di assetto.
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