La questione Aquarius, oltre ad una nuova discussione sul tema immigrazione, ha portato alla luce un nuovo e più importante elemento. Infatti, al netto delle posizioni dei singoli Stati ed individui, si può facilmente dire che un’Europa così debole – da risultare quasi inutile – non si è mai vista.
Il discorso, che investe tanto l’ambito giuridico internazionale quanto politico, non si fonda solamente sui fatti di questi giorni ma su ciò che si sarebbe dovuto fare anni a dietro.
Partendo dall’ambito prettamente giuridico, ciò che balza immediatamente agli occhi – osservando le deroghe ai vari trattati internazionali adottate arbitrariamente dalle singole Nazioni – è che il principio pacta sunt servanda è andato completamente in disuso generando quell’eccezionalità dettata dal diritto internazionale.
Creando una sorta di consuetudine, come dimostrato – quasi come risposta al primo atteggiamento – dalle violazioni a catena scaturite dal primo atto, l’Europa si è messa nella posizione di non decidere, o meglio ignorare, generando un caos politico totale.
L’ultima parte si ricollega proprio alla seconda osservazione in cui oltre ad una nuova definizione di Europa – ormai divenuta troppo scarna sia sui contenuti che sui provvedimenti – occorrerebbe una ferma riorganizzazione in modo da riconsiderare la stessa Unione indispensabile come in principio.
Questa seconda problematica, conseguenza della prima e molto più difficile da risolvere nel breve/medio periodo, dovrebbe però cominciare tanto da una presa di coscienza su ciò che è stato fatto quanto su un reale passo indietro di tutti gli Stati membri.
Solamente in questo modo sarebbe possibile una ridefinizione di tutti i canoni di un’Europa solidale ed al fianco di ogni singola organizzazione nazionale e solamente in questo modo si eviterebbe il gioco a rialzo architettato in questi anni in cui la rilevanza (politica) si riesce ad ottenere solamente andando contro quanto stabilito nel 1957 a Roma.
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