Nella puntata del 4 Aprile, le Iene hanno approfondito lo scandalo che ha visto protagonista anche Facebook e il suo fondatore, Mark Zuckerberg
Nella puntata del 4 Aprile,
le Iene hanno approfondito, tramite un servizio di
Fabio Rovazzi (cantante e ogni tanto iena), lo scandalo che sembrerebbe aver coinvolto anche Facebook.
Cosa è successo?
Qualche settimana fa,
Guardian e New York Times hanno pubblicato una serie di articoli che
dimostrerebbero l’uso scorretto di
Facebook, da parte di un’azienda di consulenza e per il marketing online. Tempo fa un giovane matematico, ricercatore di
Cambridge, avrebbe creato un’app per Facebook, che avrebbe collezionato informazioni sull’identità degli utenti che l’hanno usata. E non si è limitata a questo, infatti l’app avrebbe raccolto
dati appartenenti anche agli amici virtuali di chi ne faceva uso. L’ideatore avrebbe venduto
questi dati che, a quanto detto dalle iene, sarebbero stati usati con lo
scopo di manipolare l’opinione pubblica in vista delle elezioni statunitensi che hanno visto
Donald Trump conquistare lo Studio Ovale.
Ma perchè il Social più famoso del mondo e, a sua volta, il suo fondatore sarebbero stati accusati? A Facebook
si contesterebbe l’aver lasciato che altre compagnie, fino al 2014, abbiano potuto
appropriarsi di così tante informazioni sugli utenti iscritti al social network. Insomma,
Mark Zuckerberg e tutti i suoi collaboratori, avrebbero la “colpa” di non aver saputo mantenere la situazione sotto controllo. Il fondatore del social network, a due settimane dall’esplosione di questo caso, sembrerebbe dare alcune spiegazioni.
I profili di Facebook che sarebbero stati utilizzati dalla compagnia inglese per inviare messaggi di propaganda elettorale pro
Donald Trump, non sarebbero 50 milioni, ma
ben 87 milioni. Sono numeri questi, che
naturalmente riguardano soltanto gli Stati Uniti, però, mentre negli ultimi anni l’Unione Europea ha inasprito le regole sulla privacy,
negli Stati Uniti il mercato dei dati non sembrerebbe aver subito particolari limitazioni. Le richieste negli ultimi giorni di politici e membri del Congresso per organizzare un’audizione parlamentare con
Mark Zuckerberg, indicherebbero un cambiamento anche negli Stati Uniti.