8 Gennaio 2024 - 12:39

Ferragni-Balocco: verso una legge su beneficenza trasparente

Ma perchè non andare oltre la fattispecie e tratteggiare, finalmente, il perimetro giuridico della creator-economy? In Francia una legge sugli influencer esiste già da giugno 2023

Ferragni-Balocco caso

Dopo il caso Ferragni-Balocco, culminato per l’influencer cremonese con una maxi-multa di un milione di Euro da parte dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta, il governo è al lavoro su un provvedimento per la “beneficenza trasparente”. Limpide dovranno essere anzitutto le modalità di elargizione, se sulla base del venduto o a cifra fissa. Dovrà essere poi in qualche modo chiarito, magari con un asterisco sull’etichetta del prodotto, se il testimonial percepisce un compenso, e in che percentuale, per aver prestato la propria immagine all’iniziativa benefica.

Chissà poi che a partire da questa fattispecie, non si pongano finalmente le basi per una legge strutturata che dia perimetro giuridico alla creator-economy, un settore che nel nostro Paese impegna circa 350mila “liberi professionisti”, sulla scorta di un provvedimento approvato in Francia lo scorso giugno. Gli influencer d’oltralpe, pena la carcerazione fino a due anni per frode o abuso di fiducia e una sanzione amministrativa pari a un massimo di 300.000 euro, tra le altre cose, non possono promuovere a mezzo social determinati beni e servizi come la chirurgia estetica, la desistenza terapeutica, i prodotti a base di nicotina e gli investimenti in criptovalute, considerati rischiosi. Sono poi obbligati a segnalare quelle foto promozionali ritoccate tramite filtri.

Il caso Ferragni-Balocco dall’inizio

Lo scorso 16 dicembre l’Antitrust multava Ferragni e Balocco (la sanzione per l’industria dolciaria piemontese ammonta a 420mila Euro) in quanto avrebbero indotto i consumatori a pensare che, acquistando il pandoro griffato “Pink Christmas” immesso sul mercato un anno prima a più del doppio del prezzo del pandoro tradizionale, avrebbero contribuito all’acquisto di un nuovo macchinario per i giovanissimi pazienti dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Né Chiara Ferragni, né Balocco hanno tuttavia mai spiegato che la vendita dei pandori velati di zucchero rosa fosse slegata dalla donazione, già elargita mesi prima dalla sola Balocco.

E Chiara Ferragni? Contrita, in video piange lana e angora promettendo che donerà all’Ospedale Regina Margherita un milione di euro. L’altro assegno, quello che le è stato corrisposto da Balocco per la licenza dei marchi e per la realizzazione dei contenuti è finito, nel silenzio quasi generale, nelle casse delle sue due società.

Lo scandalo è in atto, il vaso di pandor(o) scoperchiato. Chiara sparisce dai social per 16 giorni: uno switch-off che, a sentire più esperti di comunicazione e posizionamento strategico, potrebbe arrivare a costarle fino a 5 milioni di euro. Gli sponsor fuggono, prima Stafilo poi Coca-Cola (che ha congelato lo spot previsto in onda dalla fine di gennaio), le piazze protestano: meno, a dire il vero, quelle virtuali dove, all’indomani dell’esplosione della tempesta mediatica, Chiara Ferragni ha perso appena 180mila follower su circa 30 milioni.

Il ritorno sui social e nuove indagini conoscitive

“Vorrei ringraziare tutte quelle persone che mi sono state vicine”, ha scritto tornando online lo scorso 4 gennaio, “le persone che ti vogliono veramente bene si vedono nel momento del bisogno. E io vi ho visti, letti e sentiti”.

Non solo l’affetto dei fan, cerchio magico dal quale si auto-escludono gli “aventiniani” che nelle stesse ore imbrattavano le vetrine dei negozi eponimi in via del Babuino a Roma: Chiara Ferragni continua a sentire anche il fiato sul collo di pm e Guardia di Finanza che hanno spostato le indagini anche sulla bambola Trudi messa in commercio nel 2019 per sostenere la no-profit Stomp-out Bullying (“Tutto è avvenuto in linea con quanto comunicato su Instagram”, si affrettano a precisare dall’entourage dell’influencer) e sul cachet di Sanremo 2023, che Ferragni annunciò di voler donare all’associazione Di.re – Donne in Rete contro la Violenza.