8 Febbraio 2022 - 18:39

Festival di Sanremo 2022: il vero anno della rinascita

E' passata poco più di una settimana e ancora si parla del Festival di Sanremo. Questo perché l'edizione di quest'anno è riuscita dove avevano fallito molte altre trasmissioni televisive: dare vita a un grande spettacolo mediatico per creare una bolla dall'attuale panorama sociale sempre più frammentato

Festival di Sanremo

Era da poco finita la 70° edizione del Festival di Sanremo quando il Paese precipitò nel caos. Non erano passate che poche settimane da quando sui social e sui giornali impazzava il tormentone del “Bugo-gate”, e da quel momento in poi tutti sanno cosa è accaduto.

Lo spettro della pandemia e della relativa crisi sanitaria, economica, sociale e culturale che ne è scaturita, non ha fatto altro che incombere per i successivi due anni sulla Nazione, la quale continua ad oscillare come un pendolo tra momenti di sospiro e sollievo alternati a picchi di panico e paura.

Una pandemia che impone il distanziamento sociale non può non compromettere il settore culturale, cinematografico e, più in generale, quello dedito all’intrattenimento. Tra incertezze e tentennamenti, quest’ultimo non ha fatto altro che reinventarsi, andando a creare nuovi format e contenuti. Quanti ancora si ricordano gli Emmy 2020 o anche solo i Golden Globes dello scorso anno, celebrati in maniera del tutto telematica?

Dopo mesi e mesi di lockdown totale, proprio in Italia si intravidero i primi segnali di ripresa del settore. In seguito alla necessaria cancellazione del Festival di Cannes; complice anche la notevole diminuzione dei contagi durante il periodo estivo, Venezia poté ospitare la Biennaleil primo grande evento cinematografico che ebbe luogo dall’inizio della pandemia.

E se per molti la ripresa totale sembrava dietro l’angolo, la seconda ondata verificatasi nei mesi autunnali e invernali, fece abbandonare nuovamente ogni speranza.

Arriviamo a Febbraio 2021, il mese dedicato al Festival di Sanremo. Per settimane su settimane non si era fatto altro che domandarsi quali sarebbero state le modalità di svolgimento, o se la Rai sarebbe effettivamente riuscita nell’impresa di gestire il tutto.

Le aspettative erano altissime e vennero esaudite solo a metà. Riconfermata la coppia composta da Fiorello e Amadeus (la stessa che ebbe un successo strepitoso nell’edizione del 2020), il Festival di Sanremo partì sotto i miglior auspici, almeno per quanto riguardava la questione degli ascolti. Nel Febbraio 2021, quasi tutta Italia era bloccata nelle rispettive case per causa coprifuoco e l’entrata in vigore delle zone rosse/arancioni. Vista l’impossibilità di uscire, ovviamente la Rai si aspettava ascolti alle stelle per lo spettacolo televisivo e musicale più importante della televisione italiana; complice anche una massiva campagna stampa che pubblicizzò il Festival di Sanremo come l’evento che avrebbe intrattenuto e portato nuovamente gioia agli italiani.

Inizia la prima serata del Festival. Amadeus e Fiorello si ritrovano alla direzione di un Teatro dell’Ariston completamente vuoto, se non per dei palloncini messi sulle sedie della platea; con l’impossibilità di invitare ospiti e gli artisti costretti anche loro a seguire un rigido protocollo per evitare ogni possibilità di contagio.

Quello che era stato sponsorizzato come “il Festival della rinascita” non riesce a intrattenere il suo pubblico come si pensava sarebbe stato di fare. Il pesante clima che l’intera popolazione respirava per via delle rigide restrizioni, influenza anche l’andamento di Sanremo 2021. Eppure non tutto il male viene per nuocere.

La vittoria dei Måneskin e il loro trionfo all’Eurovision Song Contest, che li catapulta direttamente sul tetto d’Europa, non segna che l’inizio di una serie di successi nazionali come quelli registrati alle Olimpiadi o alle notte degli Europei, quando in Inghilterra lo stadio di Wembley si colorò d’azzurro in una fine serata di Luglio.

Ed eccoci giunti a Sanremo 2022. Con la direzione artistica riconfermata ad Amadeus, il Festival della canzone italiana è riuscito nell’impresa che aveva fallito lo scorso anno. E’ uscito vittorioso nell’intento di creare una sorta di bolla dall’attuale panorama sociale sempre più frammentato che, ancora oggi a due anni dall’inizio della pandemia, risulta diviso da argomentazioni a favore o contro i vaccini, tamponi e Green Pass.

Per tutta la durata della settimana sanremese– sui social ironicamente definita come la settimana santa italiana è sembrato di vivere come in una dimensione parallela in cui si è ritrovata l’entusiasmo e la leggerezza di un tempo, una sensazione mancante da molto tempo. Un’impresa e uno sforzo notevole, tant’è che quella di quest’anno è stata una delle poche edizioni che è riuscita a mettere d’accordo tutti, dal pubblico alla stampa.

Diversi sono stati i fattori che hanno permesso ciò. Prima di ogni cosa, l’abilità di Amadeus nell’ aver messo insieme un gruppetto di artisti dal background artistico e personale quanto mai diversificati, che però risultava un insieme coeso, nonché visibilmente emozionato di potersi esibirsi di nuovo con il pubblico. Tra i diversi spezzoni che si sono visti dai dietro le quinte, si percepiva un atmosfera intima e rilassata tra tutti i membri del cast del Festival di Sanremo. Un cast che è andato a rappresentare alcune delle molteplici realtà musicali presenti nel nostro Paese.

Motivo per cui, nel corso della stessa serata, è stato possibile vedere esibirsi vere e proprie leggende del calibro di Massimo Ranieri, Gianni Morandi e Iva Zanicchi i quali, oltre ad essere stati coloro che più di tutti ai sono lasciati coinvolgere dall’emozione delle prime serate del Festival di Sanremo, hanno anche fatto da “figura genitoriale” agli esponenti delle generazioni di mezzo tra cui Emma, Elisa, Noemi, Fabrizio Moro e Mahmood. Protagonisti di queste serate sono stati anche nomi già collaudati come quelli Michele Bravi e Irama, fino a giungere ai giovani talenti che si stanno affermando rapidamente come quello di Blanco.

Non sono mancati nemmeno cantanti dai toni più provocatori e volutamente kitsch come Achille Lauro, La Rappresentante di Lista, Donatella Rettore e Ditonellapiaga. Nella mischia, hanno avuto spazio le lady dei tormentoni estivi come Giusy Ferreri e Ana Mena, posizionatesi in una posizione non proprio ottimale nella classifica, ma ben coscienti che in estate torneremo strisciando ai loro piedi con tanto di cocktail in mano; così come abbiamo avuto anche i beniamini del pubblico, diventati ben presto i protetti del web come Matteo Romano, Rkomi, Sangiovanni, Tananai o Aka7even

L’entusiasmo del cast ha fatto chiudere un occhio su canzoni che non sempre hanno brillato di personalità, per strizzare forzatamente l’occhio alla classica melodia sanremese; adagiandosi sul livello di classiche canzoni pop italiane con il rischio di diventare fin troppo anonime. Ma del resto, chi è che guarda Sanremo solo per le canzoni?

Eppure, non sono mancati brani di tutto rispetto come la toccante “Lettera al di là del Mare” di Ranieri, l’energica “Apri tutte le porte” di Morandi, con cui quest’ultimo ci conferma di avere ancora la stessa carica vitale di quando era ragazzo. Come dimenticare il sound dance-pop di “Chimica” di Ditonellapiaga e Donatella Rettore o “Ciao Ciao” de La Rappresentante di Lista che ci hanno catapultato direttamente negli anni ’80. Fino ad arrivare a “Brividi” di Mahmood e Blanco, la canzone vincitrice del festival, nonché il perfetto asso nella manica per vincere ancora una volta l’Eurovision. Un singolo che sposa pienamente i classici toni delle melodie di Sanremo, ma che riesce a spiccare e a vivere grazie all’esibizione dei due interpreti: ogni sera era sempre uno spettacolo incredibile vedere questi due astri della musica italiana avere assoluto controllo e dominare il più importante palco del Bel Paese, dimostrando una complicità e un’alchimia che hanno garantito il successo della loro prima collaborazione, la quale proprio oggi ha ricevuto il disco di platino, saltando direttamente la certificazione da disco d’oro.

UN FESTIVAL CHE COINVOLGE UN’INTERA NAZIONE

L’entusiasmo per il Festival di Sanremo non è mai stato legato solo al festival in sé. Infatti, esso è sempre stato evento mediatico che coinvolge gli spettatori già diversi giorni prima nelle fasi preparatorie, proprio come è stato testimoniato di recente. Così come, durante le puntate, l’intrattenimento migliore è commentare il tutto, magari insieme ad amici, parenti o anche solo sconosciuti su Internet.

Per una settimana, Sanremo non diventa solo un’argomento di conversazione, è l’argomento di conversazione principale ( i pochi che non lo vedono, per sette giorni consecutivi sono a rischio di emarginazione sociale): si discute su quali siano stati i momenti migliori/peggiori, si commentano i vestiti e le canzoni; spettatori medi che improvvisamente si erigono a critici esperiti senza nemmeno sapere la differenza tra azzurro e ceruleo (Miranda Priestly sta già fulminando le sue vittime con uno sguardo) e con una conoscenza musicale ferma alle sette note della scala musicale. Ma fa parte del gioco.

Quest’anno il Festival ha tenuto incollato allo schermo in media quasi 10 milioni italiani a sera, collezionando oltre il 60% di share in ogni puntata. I risultati eclatanti hanno spinto piattaforme e aziende ad adeguarsi al trend: come dimenticare il successo raggiunto da Amazon Prime Italia con la moltitudine di tweets in cui l’account ufficiale commentava passo dopo passo ogni accadimento rilevante del Festival, quasi si trattasse di un fan qualunque; per non parlare dell’invasione dei post a tema firmati da Netflix. I brand hanno subito colto le potenzialità di tale spettacolo che si sono lanciati subito in campagne di instant-marketing di successo. Motivo per cui, mai come questa volta, il festival di Sanremo è stato il Super Bowl italiano, se non altro per il monopolio mediatico che ha concentrato su di sé. Che fosse radio, televisione, Internet o giornali, in quei giorni non si poteva sentir parlare di altro, tanto da aver sottratto colonne d’informazione alle notizie inerenti al Coronavirus.

E, come mai era accaduto prima, i social sono stati i veri protagonisti della settimana sanremese, entrando all’interno del festival, creando squilibri e alterando le dinamiche stesse del programma. Gli artisti non hanno esitato a lasciarsi coinvolgere nel gioco del Fantasanremo ( i profani possono visitare il sito ufficiale in cui è indicato il regolamento), andando così a creare delle scenette al limite del comico e dell’assurdo, già scolpite nella storia della televisione nazionale (una su tutti quella di Amadeus che annuncia la pubblicità mentre faceva flessioni con Rkhomi); senza contare gli innumerevoli “Papalina” e “Zia Mara” che sono stati uditi nel corso delle serate.

Ma soprattutto, il Festival di Sanremo è piaciuto a tutti. E non si è trattata solo di una ristretta nicchia. Al contrario, questa volta la Direzione è stata in grado di creare un audience eterogeneo di differente fascia anagrafica; mettendo in piedi uno show che, a tutti gli effetti, è riuscito a unire diverse generazioni. Ciò è stato reso possibile anche per via di decisioni direttive efficaci, che hanno garantito una maggiore fluidità nella visione. Si ringrazia Amadeus per la scelta di aver fatto terminare le serate ad orari umani, terminando persino la Finale non oltre l’una e mezza.

Estremamente sagge, almeno per la maggior parte delle volte, sono state anche le scelte degli ospiti che, per la maggior parte delle volte almeno, si sono rivelate estremamente azzeccate: dall’inimitabile Drusilla Foer, passando per Maria Chiara Giannetta, Lorena Cesarini e Sabrina Ferilli (in conferenza stampa anche lei preoccupata, come tutti d’altronde, della salute di Gianni Morandi dopo la sua esibizione avvenuta oltre l’una di notte nella pre-finale). Qualche passo falso (alcuni siparietti di Ornella Muti e Checco Zalone erano del tutto evitabili); ma nessun show è perfetto, tanto meno- anzi soprattutto- se siamo su Ra1, si può chiudere un’occhio.

Da non dimenticare le ospitate di Matteo Berrettini, Filippo Scotti, i Meduza e Hozier (tristemente poco sfruttati e ai quali è stato dedicato troppo poco spazio), Marco Mengoni, Jovanotti, Cesare Cremonini o del già citato Fiorello ; quelle di Gaia Girace e Margherita Mazzucco venute a presentare la messa in onda della terza stagione de L’Amica Geniale. Merita una menzione d’onore anche il ritorno dei Måneskin (scortati al Teatro dell’Ariston direttamente da Amadeus, questa volta nelle vesti di conducente di una golf car, in un siparietto dai toni surreali), ritornati a un’anno di distanza nel tempio della musica che gli ha spalancato le ali. Quì Damiano, il leader della band romana, si è lasciato commuovere fino alle lacrime dopo l’esecuzione di Coraline, un brano particolarmente commovente a cui è molto affezionato.

Tirando le somme, per la gran parte della riuscita del Festival, non si può non menzionare l’uomo che ha permesso tutto ciò: Amadeus. Se le precedenti edizioni avevano mostrato l’abilità del presentatore nel portare avanti l’intera baracca; quest’anno l’uomo divenuto una delle icone della Rai, contando per la maggioranza sulle sue sole forze, ha portato avanti la conduzione con grazia e divertimento.

Perfettamente in grado di tenere in pugno l’attenzione del pubblico, Amadeus ha lasciato perdere ogni tipo di rigidità presente nella scaletta, per concedere ai cantanti in gara – sempre nei limiti del regolamento- quanta più libertà possibile, acconsentendo con un sorriso ogni loro scherzo e richiesta. Il risultato di ciò è stata la presenza di un clima familiare, complice e sereno; in cui -mentre il pubblico aspettava con ansia i risultati del televoto- si è visto Morandi accordarsi sui festeggiamenti post-finale insieme a Blanco e Mahmood.

In molti hanno notato come con la direzione di Claudio Baglioni o Pippo Baudo tutto questo non avrebbe mai avuto luogo. Lo stesso Amadeus ha dichiarato: “Il mio primo Festival ha fatto rumore; il secondo ha fatto stare tutti zitti e buoni, e il terzo è stato da brividi”.

Quest’anno, il Festival della canzone italiana non è stato altro che una grande festa di cui già sentiamo la mancanza. Adesso non resta che aspettare altri 356 giorni ma, nel frattempo, possiamo affermare con sicurezza che Sanremo 2022 è stato più emozionante di Natale e Capodanno combinati insieme